Norvegia colpita due volte

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OSLO— L’esplosione «come un tuono» , il ministero del petrolio in fiamme, colonne di fumo e carcasse d’auto, dalle finestre del palazzo del governo una pioggia di vetri sulla folla in preda al panico. Illeso il premier Jens Stoltenberg, sette morti accertati, almeno una decina i feriti. Un’autobomba esplode nel cuore politico di Oslo, poco dopo una sparatoria sulla vicina isola di Utoya finisce in strage con almeno dieci morti. La Norvegia e l’Europa precipitano nell’incubo. «E’ il nostro 11 settembre» , commentano via Twitter testimoni dalla capitale scandinava, «la fine della nostra innocenza» .
Ore 15.26: il boato Scene di guerriglia dal Paese modello di stato sociale e integrazione. E’ un venerdì pomeriggio di lavoro e shopping quando l’esplosione scuote il quartiere delle istituzioni e dei giornali della capitale. Tremano i diciassette piani del palazzo del governo, il boato si avverte a chilometri di distanza, in strada volti insanguinati e sotto choc. Danneggiata la vicina sede del maggior tabloid norvegese, Vg. Impazziscono le sirene d’allarme, la polizia chiude le vie del centro ed evacua la stazione centrale nell’eventualità  di nuovi attacchi. L’ospedale universitario dispone l’invio di 22 ambulanze e cinque elicotteri. Si teme per la sorte del premier che dal 2005 guida la coalizione di centro-sinistra. Stoltenberg è a casa, sta bene. Il quotidiano svedese Aftonbladet cita fonti di polizia: «L’obiettivo era il ministero dell’Energia e del Petrolio» .
Due ore dopo il leader laburista parla al Paese «da una località  segreta» (prima di comparire in tv in tarda serata per una conferenza stampa): «La situazione è drammatica ma le forze di sicurezza sono preparate ad affrontarla, non lasceremo che la violenza ci terrorizzi» . Si parla di una seconda esplosione nei pressi del Parlamento. Il capo della polizia raccomanda in tv di «lasciare il centro della capitale e non uscire di casa» . Ore 17.27: l’isola Un uomo, secondo testimoni in divisa, apre il fuoco in un campo estivo organizzato dai giovani laburisti sull’isola di Utoya, a nord-ovest di Oslo, dove era prevista per oggi la partecipazione di Stoltenberg: almeno dieci morti. Secondo le prime ricostruzioni l’attentatore è di nazionalità  norvegese e ha 32 anni È stato arrestato. Secondo alcune fonti tra i venti e i venticinque corpi sono stati avvistati sulla spiaggia e anche il primo ministro ha ammesso in tv che il bilancio delle vittime a Utoya potrebbe aumentare. Per mettersi in salvo alcuni partecipanti al raduno si sono lanciati a nuoto verso la capitale. Sull’isola la polizia ha trovato almeno un ordigno inesploso. Secondo il capo della polizia Sveinung Sponheim c’è l’ipotesi che l’uomo arrestato sull’isola sia stato visto a Oslo nei pressi del luogo dell’esplosione. Ore 19 e 46: le indagini La polizia mette i due fatti in relazione.
Nella notte la pista del terrorismo internazionale subito battuta dagli inquirenti e avvalorata dalla rivendicazione online, da verificare, dei «Sostenitori della Jihad globale» con queste parole: «L’attacco sferrato oggi, già  minacciato in passato, ha colpito una delle più importanti capitali europee, che combatte contro di noi perché ha offeso il nostro Profeta e mantiene le sue forze in Afghanistan, dove combatte la religione di Allah e uccide i musulmani» . La Norvegia ha 500 uomini impegnati nella forza Isaf in Afghanistan e partecipa alla missione in Libia. In febbraio i servizi segreti avevano lanciato un allarme sul pericolo di attentati nel Paese già  citato in un messaggio di Ayman Al Zawahiri, l’egiziano subentrato a Osama Bin Laden al vertice della rete terroristica di Al Qaeda, tra i Paesi «nemici dell’Islam» . Ore 22.23 la pista interna Secondo l’agenzia di stampa Ntb la polizia escluderebbe la matrice terroristica internazionale per puntare sull’eversione interna, «un attacco al sistema politico nazionale» . In nottata le autorità  suggeriscono che lo stesso uomo avrebbe innescato gli esplosivi a Oslo per poi colpire il campo estivo di Utoya.
Preoccupazione ha espresso il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen: «Siamo uniti nella battaglia contro questi atti di violenza» . Se fosse confermata la pista terrorista, Oslo potrebbe invocare l’articolo 5 per il quale l’attacco a uno Stato membro equivale a un attacco all’intera Alleanza atlantica. Tra i fondatori della Nato, la Norvegia non fa invece parte dell’Unione Europea ma aderisce agli accordi di Schengen sulla libera circolazione: ieri ha deciso di sospenderli e rafforzare i controlli alle frontiere. Il presidente della Commissione Europea Josè Barroso si è detto scioccato dall’attacco «a un Paese pacifico e impegnato a portare pace nel mondo» . Cordoglio e vicinanza hanno espresso i leader europei, da Sarkozy a Berlusconi. E dall’America il presidente Barack Obama ha espresso le sue «personali condoglianze al popolo norvegese» .


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