Quel giorno di ordinaria follia per l’errore sulla luce staccata

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TORINO — Le ultime ore si possono ricostruire così: Santo Guglielmino, 85 anni, incastra un mobile dietro la porta. Fa fatica, è un anziano acciaccato, cammina male. Sul mobile sistema le bollette della luce, quelle del gas, le vecchie multe, le lettere della banca, le comunicazioni dell’azienda delle case popolari (ogni foglio è un simbolo: tutti insieme rappresentano la schiera di nemici che gli «stanno rovinando la vita» ). Poi, con le mani tremanti per la vecchiaia e la testa perduta nel delirio, assembla la «bomba» : riempie un borsello con cento accendini, 28 proiettili, chiodi e bulloni (mette anche questo dietro la porta). Alla fine impugna la pistola: esplode due colpi a caso fuori dalla finestra; altri due contro la compagna (86 anni); poi torna alla porta e, cieco di rabbia, accende un rogo di multe e bollette; l’ultimo proiettile se lo spara in testa. Quando i reparti speciali dei carabinieri fanno irruzione nell’appartamento trovano i due anziani morti nel loro letto, dentro una casa che sta andando a fuoco. È da poco passata la mezzanotte di mercoledì, in un palazzone popolare di Collegno, alle porte di Torino. Finisce così la guerra personale del pensionato Guglielmino, dopo quattordici ore in cui è rimasto barricato in casa. È una storia di solitudine, di rancori muti covati per anni, di deriva che tocca il fondo in una giornata afosa nella prima cintura torinese. «Ecco, hanno tagliato la corrente, ci vogliono rovinare» : il delirio s’è innescato davanti al frigorifero, alle nove di mercoledì mattina. Non c’era elettricità , in casa di Santo Guglielmino, ex muratore, una ex moglie in Sicilia. Era solo un guasto. E lui però l’ha interpretato come l’ennesimo segno di persecuzione. La convinzione di vivere in trincea ce l’aveva da anni. E quei 40 metri quadri in viale Partigiani (soggiorno, camera e balconcino al terzo piano), nella sua testa erano diventati un fortino. Dentro, una compagna: Rosa Colusso, trevigiana, muta e sottomessa. Fuori, tutti gli altri, a tramare e vessarlo: il farmacista, il Comune, lo Stato, le Poste, l’Inps. E poi «questa città  bastarda che da sempre mi ride dietro e mi prende in giro perché sono di Catania» . Ha detto proprio così il pensionato, parlando al telefono col comandante provinciale dei carabinieri, Antonio De Vita, che per circa tre ore ha provato a farlo ragionare. La giornata del pensionato si gonfia come in una valanga di rabbia e tensione: dopo essersi accorto che non c’è corrente, alle 10 inizia a lanciare cibo dalla finestra; una vigilessa sale in casa e l’uomo le dice che ammazzerà  tutti e farà  esplodere il palazzo, le mostra la pistola; a quel punto arrivano i carabinieri; a fine mattinata Guglielmino esplode un primo colpo da dentro casa, che trapassa la porta e si incaglia contro il portone di fronte; «Ridatemi la corrente e mi arrendo» , urla dopo un po’: il guasto viene fatto riparare, ma lui resta barricato; nel primo pomeriggio da Livorno arrivano i militari del Gis, le teste di cuoio dell’Arma, che per ore studiano un piano di intervento e continuano la mediazione, annotando su una tabella tutti gli argomenti da utilizzare o no per allentare la tensione dell’uomo; provano anche a passargli del cibo col sonnifero, che lui rifiuta. «Non ha mai minacciato di suicidarsi o di uccidere qualcuno— ha poi spiegato il comandante De Vita —, speravamo di riuscire a salvare entrambi, per quello non abbiamo fatto irruzione prima» . Mancano due tasselli, per completare questa storia. Primo: nel 2010, spiegano dal Comune di Collegno, Guglielmino non aveva risposto al censimento dell’Atc (l’azienda dell’edilizia popolare) e così, come da prassi, l’affitto gli era stato alzato a 400 euro. Dopo le verifiche dei servizi sociali, proprio da questo mese il canone era stato però riabbassato a 82,91 euro al mese. E poi ci sono la pistola e le munizioni: l’arma risulta rubata, ma non si sa dove il pensionato se la sia procurata e da quanto tempo l’avesse in casa. Il resto è una routine, nel passato, in cui per anni hanno scavato frustrazione, astio, risentimento: appassionato di film western, Guglielmino fumava un paio di pacchetti di sigarette al giorno e usciva solo per la spesa. Era un marito padrone, irascibile e nervoso; alla compagna imponeva di stare sempre in casa, di non parlare con i vicini; su di lei si sfogava con le parole, le offese, a volte spinte e manate. In un attimo di tregua nella follia di mercoledì, Rosa Colusso è comparsa alla finestra: una vestaglia di stoffa celeste addosso e lo sguardo vuoto, quasi assente. Ha guardato il caos e le forze dell’ordine sotto casa. Da spettatrice e prigioniera.
 (ha collaborato Marco Bardesono)


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