Quella telefonata in extremis tra governatore e premier per frenare insieme l’assalto

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ROMA – «Quando le banche sono attaccate con questa determinazione non si può non intervenire». Certo che no: la Banca d’Italia tra i suoi compiti ha proprio quello di vigilare sugli intermediari bancari e finanziari. E deve pure supervisionare sul corretto andamento dei mercati, scossi dal rally degli spread – i differenziali di rendimento – tra i bund tedeschi e i titoli italiani. Troppe pressioni sull’Italia. Troppi rumors: quelli politici sulla tenuta del governo e sulle possibili dimissioni del ministro dell’Economia, uniti ai timori sulla manovra e sulla presunta non-solidità  delle banche.
Ecco, è in questo clima che Mario Draghi matura l’idea di rilasciare una dichiarazione forte, capace di arginare la frana. Il governatore è diretto in Provenza mentre le quotazioni s’infrangono. Di lì si tiene in stretto contatto con le strutture di via Nazionale, che gli forniscono gli andamenti di titoli e spread, minuto per minuto. E, soprattutto, viene attivata una linea di reciproca informazione con palazzo Chigi: telefonate, messaggi. La situazione è seria: ci vuole una comunicazione esterna «coerente». Bisogna anche cercare di incidere sui motivi di fondo che scatenano la speculazione e scardinarli, per quanto possibile. Almeno quelli di carattere domestico, connessi con le tensioni nel governo e il futuro dei conti pubblici visto che quelli internazionali – la crisi della Grecia, le difficoltà  del Portogallo – non possono essere tenuti troppo sotto controllo.
Così Draghi prepara la sua dichiarazione. Chi lo ha seguito fino a Aix en Provence segnala che entra e esce di continuo dalla sala dove sono riuniti economisti e banchieri di mezzo mondo, per discutere di cambi e “guerra della valute” ai “rencontres economiques”. Si vede che sta sulle spine. Si capisce che sta facendo cento cose nello stesso momento. Finché non diffonde il suo messaggio, che non è proprio un evento abituale. Sono 15 righe che fanno subito il giro del mondo. Servono anzitutto a rassicurare sulla bontà  della manovra e la credibilità  delle misure per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014 e avviare un calo del rapporto debito-Pil: «come ha già  detto Trichet», specifica, ovvero colui che dal primo novembre dovrà  sostituire ai vertici dell’Eurotower. Ma quelle frasi, ben pensate e calibrate, vogliono pure sgombrare il campo da ogni equivoco sulla salute delle banche: sono sane, solide e ben capitalizzate. Perciò, resisteranno benissimo agli imminenti stress test: sue specialissime analisi lo dimostrano già .
In questo modo, Draghi punta a restringere la forbice bund-Btp e a calmierare i sentimenti erratici del mercato, almeno quelli che hanno a che fare con gli aspetti più tecnici, alla base di questo venerdì nero. E’ il governatore della Banca d’Italia, ancorché uscente ma è anche il prossimo presidente della Bce: proprio per questo suo doppio ruolo, ben conosciuto dagli operatori, quello che dice finisce per assumere un potenziale comunicativo moltiplicato. E la tensione pare placarsi un po’.
Ma la speculazione affonda le sue radici anche sugli aspetti più politici del caso Italia. Serve quindi una sponda dal governo. E difatti, non è certo casuale che, mentre le agenzie di stampa italiane e straniere trasmettono il suo messaggio, da palazzo Chigi filtra la notizia di un pranzo «lungo e cordiale» tra il premier e il ministro Tremonti, seguito da un comunicato ufficiale che annuncia il varo della manovra «entro l’estate». Non solo: perché questa specie di «rete di protezione» sull’Italia funzioni davvero, bisogna che dicano la loro anche gli altri protagonisti della vicenda, specie gli stranieri. Non pare fortuita la coincidenza di dichiarazioni rassicuranti di Moody’s sulle misure, la stessa società  di rating che ha messo sotto osservazione il Paese, le sue principali società  pubbliche – dall’Enel all’Eni, da Finmeccanica alle Poste – e perfino i Comuni. Rientrano nella stessa strategia anche certe rassicurazioni, raccolte negli ambienti del Commissario Ue, Olli Rehn, sulla sostanziale tenuta della manovra italiana, anche in quei 15 miliardi che non rientrano nel decreto. A fine giornata, comunque, si contano i danni.
Al convegno, Draghi svolge regolarmente la sua relazione: parla di cambi, della crescita che langue con la sola «notevole eccezione» della Germania, ragion per cui i bund sono percepiti come forti e sicuri e quindi volano. Non dimentica neppure di ricordare che il mandato della Bce è quello di tutelare la stabilità  dei prezzi. Quindi di corsa rientra a Roma, via Marsiglia. Lunedi i mercati riaprono: bisogna stare allerta.


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