San Raffaele, finisce l’era di Don Verzè patto con il Vaticano, le deleghe al vice

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MILANO – È stata una telefonata del segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, a chiedere a Don Luigi Verzè, con i dovuti modi, di non tirare troppo la corda e di fare un passo indietro. Anche perché da tirare è rimasto poco o nulla. L’ospedale San Raffaele è in bancarotta schiacciato da una mole di un miliardo di debiti, pari a quasi due volte il fatturato. In cassa non c’è nemmeno un quattrino e si rischia di non pagare gli stipendi di fine mese. Il Vaticano si è candidato a subentrare nella gestione a Don Verzè. Le banche creditrici, invece, con in prima linea Intesa Sanpaolo e Unicredit, si sono dette disposte a fornire la liquidità  necessaria per approdare a un concordato preventivo, ma hanno posto come condizione un cambio netto del vertice. Don Verzè, però, non ha mai mollato la tolda di comando e solo ieri, nel consiglio che ha visto insediarsi gli uomini del Vaticano (Ettore Gotti Tedeschi, Giovanni Maria Flick e Giuseppe Profiti) insieme con gli esponenti di un fantomatico fondo internazionale (Maurizio Pini e Giovanni Clementi) e l’imprenditore ligure Vittorio Malacalza, ha deciso di farsi da parte. A una condizione: che non si parli nemmeno lontanamente di portare i libri in Tribunale per un concordato preventivo. «Il presidente ha delegato al vicepresidente Giuseppe Profiti e al consiglio tutti i poteri, rinunciando all’esercizio degli stessi», si legge in un comunicato emesso ieri dal San Raffaele dopo la riunione del consiglio della Fondazione.
Qualche giorno fa, invece, il patron del San Raffaele aveva tentato un colpo di coda, grazie al peso predominante che ancora detiene nell’Associazione San Raffaele, l’ente che governa ed esprime i consiglieri della Fondazione. Nella riunione in cui l’Associazione ha approvato il cambio del consiglio, Don Verzè era riuscito a tenere per sé, in qualità  di presidente, tutte le deleghe operative e a far recepire la possibilità  di alzare il numero dei consiglieri della Fondazione da 7 a 9 per far posto alle fedelissime Gianna Zoppei e Laura Ziller. Quanto avvenuto ieri, invece, va in una direzione diversa. I poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione passano al consiglio e a muovere le leve sarà  Profiti, un ex ufficiale della Guardia di Finanza, già  alto dirigente della Regione Liguria e dell’ospedale Galliera, e oggi al vertice dell’ospedale Bambin Gesù di Roma. In consiglio ieri Profiti ha parlato di due manager per la gestione del San Raffaele: Enrico Bondi, ex Parmalat, per la cessione degli asset non strategici e un esperto di sanità  per il resto. Lui, invece, dovrà  guidare la Fondazione fuori delle secche finanziarie e attraverso una inchiesta che il pm Luigi Orsi ha avviato a Milano sui conti del San Raffaele, lui che da poco si è visto confermare in appello una condanna a sei mesi per turbativa d’asta nello scandalo sugli appalti delle mense di Savona. Il passo indietro di Don Verzè ha sbloccato la governance della Fondazione, ma ha di fatto paralizzato la procedura che avevano previsto le banche. Per la prossima settimana era in calendario la registrazione del concordato preventivo presso un notaio e poi il deposito in Tribunale. Per ora Bertone e i suoi uomini hanno garantito e messo a verbale che non avverrà  nulla di tutto questo. E Don Verzè, ha creduto in loro.


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