San Raffaele, via al concordato con le banche in attesa dei soldi del Vaticano e di Soros

by Sergio Segio | 8 Luglio 2011 6:31

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MILANO – La paura fa novanta. Così tra la minaccia del commissario della prefettura e i nuovi interrogatori della procura, Don Luigi Verzè sembra essere riuscito nel doppio miracolo di mettere in sicurezza la sua creatura, l’ospedale San Raffaele. Il primo è stato quello di aver coinvolto il Vaticano nel salvataggio, nonostante i quattro consiglieri della Santa Sede predestinati al nuovo consiglio di amministrazione del San Raffaele (Giuseppe Profiti, Ettore Gotti Tedeschi, Vittorio Malacalza e Giovanni Maria Flick) continuino a negare dietro le quinte di aver trovato un accordo definitivo. Il secondo è quello di aver convinto le banche a dare il loro via libera a un piano di salvataggio, qualunque esso sia, purché sotto l’egida del Tribunale fallimentare.
Sul primo fronte, Don Verzè ha giocato abilmente le sue carte forzando la Santa Sede a venire allo scoperto, mentre sul fronte bancario sembra aver pesato la garanzia che un misterioso fondo americano, riconducibile al finanziere George Soros, avrebbe dato direttamente al numero uno di Banca Intesa Sanpaolo, Corrado Passera. Gli emissari italiani del fondo sarebbero Maurizio Pini, docente all’Università  Bocconi, e Massimo Clementi, preside della facoltà  di medicina e chirurgia dell’Università  Vita-Salute San Raffaele. Entrambi entreranno nel consiglio di cui Don Verzè sarà  presidente. Defenestrato, invece, Mario Cal, l’ex consigliere delegato, interrogato per la seconda volta dal pubblico ministero, Luigi Orsi. Questa volta è andato in procura a portare i conti del San Raffaele e molto probabilmente dovrà  tornarci, perché su di lui ricadrà  tutta la gestione che ha portato al buco da 900 milioni di euro. Avvolto nella nebbia, invece, resta l’intervento del fondo internazionale. La Charity Usa sarebbe disposta a mettere subito 100 o 200 milioni nell’Università  dell’ospedale, 75 dei quali finirebbero nella Newco. Ma quel che più impressiona è che da qui a cinque anni Soros o chi per lui riverserebbe nel San Raffaele quasi un miliardo di liquidità . Da dove arrivano quei soldi non è dato saperlo ma l’esperienza passata ha insegnato a dubitare dei cavalieri bianchi.

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