Somalia, decine di detenuti nella prigione segreta della Cia

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La Cia si è costruita in segreto una cittadella fortificata a ridosso dell’aeroporto di Mogadiscio e la adopera tanto come base per operazioni contro i gruppi jihadisti nello scacchiere del Corno d’Africa quanto come prigione per detenere «sospetti terroristi». A svelare l’esistenza di «una dozzina di edifici fortificati» è il periodico liberal «The Nation» sulla base di testimonianze raccolte in loco fra le forze di sicurezza somale – che sorvegliano il complesso con militari pagati 200 dollari al mese – e gli ex detenuti.
La Cia si è dotata di questa nuova struttura a seguito di un ordine esecutivo firmato dal presidente americano Barack Obama, convinto che l’area fra lo Yemen e la Somalia sia in questo momento uno dei fronti più caldi della lotta contro ciò che resta di Al Qaeda. La Cia ha così identificato un ampio spazio confinante con lo scalo aereo di Mogadiscio, nel Sud-Ovest della zona urbana, al fine di poter adoperare la pista che corre a fianco dell’oceano per far atterrare e decollare indisturbati i propri velivoli. Dentro la cittadella risiede un imprecisato numero di funzionari di più agenzie di Intelligence – non solo la Cia ma anche la Nsa – e anche un piccolo contingente dei militari responsabili di seguire le operazioni dei droni, che più volte hanno colpito le milizie degli shabab in territorio somalo.
Ma per «The Nation» ciò che più conta è il fatto che «nei sotterranei della sede della Nsa a Mogadiscio «sarebbe stata creata una «prigione segreta» dove il personale della Cia «detiene in celle anguste, sporche e infestate di insetti» un imprecisato numero di «sospetti terroristi» arrestati in Somalia o in altri Paesi africani – a cominciare dal Kenya – con operazioni di «rendition» molto simili a quelle che l’Intelligence realizzava all’estero durante l’amministrazione Bush. Per «The Nation» in questa maniera Barack Obama si rende responsabile della «violazione di diritti umani» ma in realtà  tali indiscrezioni confermano la scelta della Casa Bianca di investire su strumenti e tecniche della «guerra segreta» per combattere Al Qaeda, come già  più volte messo in luce dalle decisioni di Leon Panetta – ex capo della Cia ora ministro della Difesa – sullo scacchiere afghano-pakistano.
A rafforzare l’impressione che la base della Cia in Somalia celi un progetto di lungo termine nella guerra al terrorismo in Africa c’è la presenza di personale francese a fianco degli americani durante gli interrogatori dei detenuti, probabilmente frutto della cooperazione strategica fra il Pentagono e la Legione Straniera di stanza a Gibuti.


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