Stallo sul vertice europeo Berlino: “Inutile farlo non c’è un piano concreto”

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BRUXELLES – Incapaci di mettersi d’accordo su come salvare la Grecia e spegnere l’incendio che divampa sui mercati dei debiti sovrani, i governi europei non riescono neppure a trovare una intesa sulla data di un vertice straordinario, che il presidente del Consiglio europeo, Van Rompuy, avrebbe voluto convocare venerdì prossimo.
Come sempre da un anno e mezzo a questa parte, da quando i mercati sono all’attacco dei debiti pubblici europei, l’ostacolo da superare è la cancelliera Angela Merkel. E come sempre il governo tedesco sembra non voler rendersi conto del precipitare dell’emergenza fino a quando non è troppo tardi. «Non ci sono ragioni per prendere decisioni affrettate, dal momento che fino a settembre le necessita’ di finanziamento della Grecia sono coperte», ha dichiarato ieri il portavoce del ministro delle Finanze tedesco. Tutto questo mentre l’Italia finiva sotto attacco, insieme alla Spagna, e mentre l’agenzia di rating Moody’s, dopo aver declassato a titoli spazzatura i bond portoghesi, riservava lo stesso trattamento anche a quelli dell’Irlanda. La Commissione ha definito la decisione dell’agenzia di rating «incomprensibile» e «intempestiva». Oggi un altro colpo alla Grecia da parte di Fitch che la relega sul fondo della classifica a CCC.
Le pressioni su Berlino si fanno sempre più forti, e non solo da parte dei Paesi sotto attacco. «E’ arrivato il momento di agire con decisione per fronteggiare la crisi nella zona euro ed evitare che l’incertezza dei mercati provochi danni concreti all’economia mondiale», ha dichiarato ieri il cancelliere dello scacchiere britannico, George Osborne. E perfino la ministra finlandese delle finanze, Jutta Urpilainen, ha lanciato un appello alla mobilitazione dei governi «perché c’è reale pericolo che questa crisi si espanda come un’onda di piena».
Lunedì sera, i ministri dell’Eurogruppo avevano concluso i lavori dicendosi pronti a difendere la Grecia e a rafforzare e rendere più flessibile il fondo salva stati europeo (EFSF). L’idea di base, è che il fondo possa acquistare sul mercato secondario i titoli greci al prezzo corrente (che è circa il 55 per cento del valore nominale), oppure prestare capitali alla Grecia perché possa fare la stessa cosa. Questa operazione di «buy-back», a cui finora la Germania si era sempre opposta, consentirebbe di ridurre l’ammontare del debito greco e l’onere del suo servizio.
Ma per compiere questo passo occorre una decisione dei capi di governo che dia il via libera al cambiamento delle regole di funzionamento dell’EFSF. Per questo Van Rompuy, d’accordo con la Francia e con la grande maggioranza dei governi dell’Eurogruppo, puntava ad un vertice straordinario dei capi di governo venerdì, seguito da una riunione operativa dei ministri finanziari da tenersi nel week end, a mercati chiusi.
La Germania però non ci ci sta. «Non c’è nessun progetto concreto di un vertice straordinario», ha dichiarato la portavoce della Merkel. La cancelliera sa benissimo che, se accettasse di sedersi a Bruxelles accanto ai partner europei, sarebbe costretta a cedere di fronte all’idea di un «buy back» del debito greco, venendo così meno alla condizione, finora considerata «irrinunciabile», di coinvolgere i privati nel salvataggio della Grecia. Inoltre l’idea di riacquisto dei bond greci andrebbe contro la clausola del Trattato che esclude qualsiasi intervento a sostegno dei debiti nazionali. Le ultime stime dell’Fmi sono impietose: « La Grecia ha bisogno di ulteriori aiuti europei per 71 miliardi di euro e su una partecipazione del settore privato per 33 miliardi, per assicurare la sostenibilità  del debito».
D’altra parte anche i tedeschi, come tutti, sono consapevoli che un vertice straordinario senza decisioni concrete manderebbe un messaggio devastante ai mercati. «Non ha senso un incontro che non porti ad una soluzione complessiva», ha dichiarato il premier irlandese in Parlamento.


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