Stranieri, tossicodipendenti. “Stop alla Fini-Giovanardi e alla legge sull’immigrazione”

Loading

ROMA – Recidivi, immigrati, tossicodipendenti: la partita della riduzione del sovraffollamento si gioca su queste tre “categorie” di detenuti. Rivedendo le leggi in vigore in questi ambiti si potrebbe snellire il sistema carcerario italiano: ne sono convinte le associazioni firmatarie del documento “Sovraffollamento: che fare?” presentato oggi.
La prima norma su cui si chiede di intervenire è la cosiddetta ex-Cirielli sulla recidiva, di cui si sollecita l’abrogazione. La norma, che risale al 2006, ha inventato la disciplina del “recidivo reiterato”, che “in realtà  penalizza la stragrande maggioranza dei detenuti, condannati per reati di microcriminalità , spesso dovuti alla loro condizione di tossicodipendenti o di immigrati irregolari” spiegano i firmatari. Inasprimenti di pena, rifiuto delle attenuanti e delle misure alternative, aumento dei termini per i permessi premio, divieto di sospensione della pena sono alcune tra le misure introdotte. Gli effetti, in termini di sovraffollamento, non sono marginali: all’inizio del 2006, prima della legge, le persone in misura alternativa erano 23.394, nel giugno del 2011, a fronte della più alta presenza di detenuti di sempre, sono arrivate a 17.487. Se si tornasse ai numeri del 2006 i detenuti diventerebbero 61.487.

La legge Fini-Giovanardi sulle droghe è la seconda norma sul banco degli imputati: dalla sua entrata in vigore le persone in affidamento terapeutico sono passate da 3.852 a 2.606. Se si tornasse alla situazione del 2006 il numero dei detenuti scenderebbe a 51.658. Alla luce di queste stime, le richieste dei promotori sono articolate: ridefinizione delle tabelle e depenalizzazione dell’uso personale, drastica riduzione delle pene per lo spaccio di droghe leggere, rimozione del limite a due concessioni dell’affidamento terapeutico, abrogazione dell’obbligo per il SerT di denunciare ogni violazione del programma terapeutico. “Tutto ciò in vista dell’estensione di percorsi riabilitativi alternativi al carcere, per i quali è necessario un forte impegno degli enti locali”.

Anche in materia di immigrazione le associazioni hanno le idee chiare. In dieci anni la popolazione detenuta è cresciuta del 117%, soprattutto per l’ingresso di detenuti stranieri: gli italiani sono passati da 30.104 a 43.162, gli immigrati da 5.365 a 24.232, diventando il 35,9% dei reclusi, contro la media europea dell’11,5%. Questo è dovuto anche all’impossibilità  di accedere alle misure alternative: i detenuti stranieri beneficiari a fine 2010 erano solo 1.926 sul totale di 15.762 (il 12,2%). “Se ci allineassimo alla media europea il numero dei detenuti scenderebbe a 50.949” si riferisce nel documento, in cui si accetta la previsione del rientro nel paese di origine come “misura alternativa” solo su richiesta dell’interessato e in caso di residuo pena di 3 anni. (gig)

 

© Copyright Redattore Sociale


Related Articles

Amnistia, sinistra allo specchio

Loading

L’articolo di Andrea Fabozzi, pubblicato sabato scorso, è assai importante e interamente condivisibile. E tuttavia, la nostra sensazione è che arrivi drammaticamente tardi e possa semplicemente – non è poco, però – alimentare un interessante dibattito, ma senza conseguenze pratiche sul piano politico-istituzionale e tantomeno su quello delle effettive condizioni di esecuzione della pena nel nostro paese.

Homeless, il boom degli invisibili

Loading

In Italia sono circa 50 mila a vivere in strada e nei dormitori, fra loro 8 mila donne La società reagisce all’emergenza ma stenta a organizzare strategie di re-inclusione

Covid-19. Contagi in aumento, calano i decessi

Loading

Il rapporto dell’Istituto superiore di sanità: «L’età media è scesa a 29 anni». Secondo i dati elaborati dalla fondazione Gimbe: «I nuovi casi sono aumentati del 92,4% in sette giorni»

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment