Sud Sudan, l’Africa festeggia un nuovo Stato

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NAIROBI – C’era mezza Africa ieri in una città  disordinata e polverosa che stava diventando una nuova capitale. Capi di Stato e di governo e notabili venuti da ogni dove a Juba, Sud Sudan, per assistere alla nascita del 54esimo Stato africano, il numero 193 delle Nazioni Unite. Ma l’ospite più in vista era quello che aveva fatto meno strada: il sudanese Omar al Bashir, presidente del Paese dal quale il Sud si stava staccando, l’ex nemico di ieri, l’uomo che rappresentava una lunghissima storia di guerra e di lutti ma anche colui che con il Sud ha saputo fare la pace e accettarne la separazione. Bashir era subito accanto al nuovo capo dello Stato, Salva Kiir che ha promesso un’amnistia per chi ha rinunciato alla lotta armata. Insieme davanti a una folla festosa e gioiosa fino all’esultanza. Canti, danze, bandiere, abbracci, lacrime di gioia. Nessuno meglio dei sudsudanesi sa quanto il cammino davanti a loro sia difficile, quanto grande la povertà , minaccioso il contesto geopolitico, tentatrice la risorsa del petrolio, l’unica che il paese abbia ma cospicua, capace di portare sviluppo ma anche stasi economica e corruzione. Ieri però era il giorno del giubilo universale.
Saluti e auguri al primo vagito della Repubblica del Sud Sudan sono giunti da tutto il mondo, Barack Obama e Papa inclusi (la popolazione è in grande maggioranza cattolica), ma anche in questo caso le parole più importanti sono state quelle di Bashir, il cui governo era già  stato, la vigilia, il primo a riconoscere il nuovo Stato. «La volontà  della gente del Sud deve essere rispettata, il vostro successo sarà  anche il nostro», ha detto. Per il momento, il petrolio unisce i due nuovi vicini: il Sud ha i maggiori giacimenti, il Nord gli oleodotti, le raffinerie, il porto; ma i dirigenti sudsudanesi hanno pronto il progetto per un nuovo oleodotto fino alla costa del Kenya e questo al regime di Khartoum non piacerà .
Un’altra nuvola sul futuro era la presenza ai festeggiamenti di uno dei movimenti ribelli del Darfur, territorio facente parte del Nord, ma che ha in comune con il Sud un lungo confine. Gli uomini della Sudan Liberation Army hanno inneggiato alla nascita della nuova Repubblica. Alla festa c’erano dunque Bashir e i suoi nemici interni; e c’erano anche i capi di Stato di altri Paesi dove Bashir non può recarsi, perché vi rischia l’arresto in ottemperanza al mandato di cattura emesso contro di lui dal Tribunale penale internazionale dell’Aja. Le fanfare, gli alzabandiera, le grida non sono bastate insomma a cancellare incognite e timori che si addensano intorno al nuovo Stato, grande in termini europei (è vasto due volte l’Italia), ma spopolato (poco più di otto milioni di abitanti); unito contro il Nord ma diviso da fortissime appartenenze tribali; potenzialmente ricco grazie al petrolio ma fragile; pieno di armi ma povera di strade, infrastrutture, scuole, ospedali. Auguri, Sud Sudan.


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