Al tavolo della discordia le parti sociali divise

by Sergio Segio | 10 Agosto 2011 7:34

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Avrebbero dovuto presentarsi al governo con una posizione unica, ma l’unico modo per riuscirci è di trovare un minimo comun denominatore in un preincontro che si dovrebbe tenere in mattinata. È oggi il giorno tanto atteso del nuovo confronto delle parti sociali con il governo sulla manovra economica. La vigilia è stata segnata da mosse tattiche tenute riservate per evitare di rompere troppo presto lo strano fronte che raccoglie quelle che una volta si chiamavano tra loro «controparti»: banche, imprese e sindacati. Lo strano fronte era partito giorni fa per la guerra della «discontinuità », interpretata in modo diverso da ciascun attore: chi vuole mandare a casa Berlusconi e a seguire elezioni anticipate, chi invece vorrebbe un governo tecnico o governissimo e, infine, chi vede di buon occhio un Berlusconi sotto tutela della Bce e un po’ anche dei poteri forti.

Ieri si sono rincorse le voci sull’incontro «segreto» e separato, cioè senza la Cgil come usa da tempo, tra il ministro Tremonti, Marcegaglia, Bonanni e Angeletti di cui questo giornale aveva dato notizia, una notizia che non avrebbe dovuto circolare per evitare di perdere per strada la compagnia di Susanna Camusso all’incontro formale di oggi. Al di la dei pasdaran al governo (Sacconi) e in Confindustria (molti), una rottura con la segretaria Cgil che tanto si sta impegnando per riportare l’organizzazione sulla retta via non aiuta, soprattutto in prospettiva di un settembre di fuoco. Un autunno che, se vedesse il principale sindacato in piazza insieme ai target di Berlusconi e Tremonti (lavoratori, pensionati, precari, studenti) potrebbe segnare un netto cambiamento di stagione.
Una delle voci circolanti, ieri, parlava di un una pressione della presidente di Confindustria per far saltare l’incontro separato, o più probabilmente per tenerlo in un luogo meno istituzionale di quello previsto (Villa Madama) e fuori da occchi e orecchie indiscrete. In ogni caso, oggi Susanna Camusso si presenterà  all’appuntamento con una sorta di «contromanovra» elaborata non dal direttivo, che è l’organismo preposto all’elaborazione della linea confederale. Ma la casa brucia e nel corpo dei pompieri, da che mondo è mondo, gli ordini del capo si eseguono, non si discutono prima. Semmai dopo.
La Cgil chiede un «piano strutturale di lotta all’evasione fiscale e al sommerso» che potrebbe portare nelle casse dello stato 18 miliardi di euro nel 2012 e 23 miliardi nel 2013; «un’imposta sui grandi immobili il cui valore patrimoniale superi i 500 mila euro (18 miliardi di euro in cassa) e una ordinaria sulle ricchezze eccedenti gli 800 mila euro (15 miliardi l’anno)»: pare che solo Amato abbia il coraggio di chiamarla patrimoniale, ma è di questo che si sta parlando. Un’ipotesi che dispiacerebbe alla Uil, ma non alla Cisl. Le rendite finanziarie con l’esclusione dei Bot, aggiunge il sindacato della Camusso, devono essere tassate in modo uniforme in Europa (in Italia la tassa è la più bassa, 12,5%. Portarla al 20% renderebbe 4,5 miliardi di euro l’anno). Aggiunge la Cgil: riduzione del costo della politica (3,5 miliardi) e aumento della tassa di successione per un totale di 1 miliardo di euro «per avviare un intervento di natura straordinaria per l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro». Tutto questo, si legge nel testo, va in una direzione «radicalmente diversa dal carattere iniquo delle misure allo studio del governo». Serba di sentire il Bersani guerrigliero di ieri.
Camusso insiste per conoscere dal governo i diktat contenuti nella famosa lettera della Bce a Berlusconi e conclude precisando che «le questioni legate alle relazioni industriali, alla contrattazione e al mercato del lavoro riguardano le parti sociali, non il governo». Ottimo, verrebbe da dire, senonché l’accordo tra le parti sociali raggiunto un mese fa su contrattazione e rappresentanza, è assolutamente in linea con quel che vogliono sia Sergio Marchionne – anche se l’ad della Fiat gioca sempre al più uno, non si accontenta mai – che il governo – pronto a garantire a Marchionne anche il più uno, che è poi l’assunzione per decreto del contratto Fiat, in deroga a quello nazionale.
Difficile conciliare queste controproposte con la linea del governo, nonché di Confindustria, dei banchieri e di Cisl e Uil. Anche se la «nuova Cgil» di Camusso sta facendo di tutto per non essere più identificata come «il sindacato dei no» e di dichiara disponibile a partecipare a tutti i tavoli e a firmare quasi tutti gli accordi, sarebbe difficile digerire la mazzata alla previdenza, all’assistenza e alle pensioni, per non parlare delle minacce a un paio di articoli della Costituzione (per garantire mano libera all’impresa e costituzionalizzare il pareggio di bilancio). Che ieri l’incontro segreto di Tremonti con Cisl, Uil e Confindustria sia saltato perché non più segreto, o che si sia comunque tenuto, magari in una camera oscura, sarà  oggi al tavolo ufficiale il momento della verità .

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