Bankitalia: così rischiamo la stagnazione nel 2011 Pil sotto l’1%, poi frenerà  ancora

by Sergio Segio | 31 Agosto 2011 7:51

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ROMA – Perplessità  e preoccupazione per il futuro. Banca d’Italia, Istat e Corte dei Conti hanno espresso tutti i loro dubbi sulla manovra bis nell’audizione in commissione Bilancio al Senato. La prima preoccupazione è che una manovra del genere andrà  a gravare soprattutto sui redditi, con effetti restrittivi sull’economia. Secondo i calcoli di palazzo Koch la crescita del Pil italiano, già  previsto sotto l’1% per quest’anno, potrebbe rallentare ulteriormente il prossimo anno. Secondo Bankitalia la manovra aumenta la pressione fiscale, che secondo le stime presentate dal vice direttore generale Ignazio Visco «salirebbe soprattutto nel 2012 e nel 2013 (rispettivamente di 1,1 e 0,7 punti) e nel 2014 si attesterebbe al massimo storico del 44,5%».
Il rappresentante di via Nazionale affronta anche il tema pensioni e lavoro, sottolineando come sia indispensabile eliminare le incertezze applicative, armonizzare e rafforzare contrattazione aziendale e territoriale, senza sostituire la contrattazione dei rapporti di lavoro «a un’adeguata disciplina normativa». Sul fronte pensionistico, in un’ottica di completamento del processo di riforma del settore, Bankitalia, propone «l’anticipo dell’incremento dell’età  di pensionamento per vecchiaia delle lavoratrici del settore privato da 60 a 65 anni». Per palazzo Koch il processo potrebbe già  avviarsi a gennaio del 2012, quando alle lavoratrici del pubblico impiego si applicherà  il requisito dei 65 anni. «L’intervento assicurerebbe risparmi non trascurabili dal 2013 e crescenti negli anni successivi».
Previsioni ancora più fosche per il presidente dell’Istat Enrico Giovannini, che prospetta, in linea anche con i calcoli del Fondo monetario internazionale, una crescita della ricchezza italiana nell’ordine dello 0,8% per il 2011. Scettico sul fronte condoni che ritiene abbiano avuto un effetto «negativo sul gettito complessivo, sulla “pace fiscale” tra categorie di contribuenti e sulla fedeltà  al fisco».
Sugli effetti del condono è tornato anche Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti, che ha ricordato come lo Stato debba ancora incassare 4,2 miliardi di euro dell’ultimo condono fiscale, che aveva fatto emergere 26 miliardi non dichiarati. Anche secondo la Corte dei Conti questa manovra avrà  effetti depressivi perché fa leva sulla pressione fiscale, riducendo il reddito disponibile e innescando un effetto depressivo. «Nell’ipotesi più ottimistica l’aumento della pressione fiscale sarà  di due punti percentuali nel 2014» dice Giampaolino. Una pressione che potrebbe accelerare a causa «degli aumenti impositivi indotti dalla manovra sul versante del federalismo fiscale».
Le prospettive non sono rosee per i tecnici perché risanare i conti pubblici con questi metodi porterà , sì, a un pareggio di bilancio nel 2013, ma rallenterà  la crescita. «Ma non ci sono alternative» conclude Visco. «Ogni altro scenario condurrebbe a risultati più traumatici per il nostro Paese. Il riequilibrio dei conti pubblici deve associarsi a una politica economica volta al rilancio delle sviluppo della nostra economia». Una pillola amara che va buttata giù. Senza zucchero.

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