Bella, giovane e determinata ora Camila fa tremare Pià±era

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Tre mesi di proteste per la riforma dell’istruzione, manifestazioni, scontri e arresti: gli universitari cileni hanno già  piegato il presidente Pià±era due volte. Quando ha cambiato governo, sostituendo il ministro dell’istruzione; e quando, in queste ore, ha promesso una riforma della Costituzione e nuovi investimenti per scuole e Università .
Ma la vera sorpresa di questi mesi è una ragazza che si chiama Camila Vallejo, eletta alla fine dell’anno scorso presidente della Federazione degli studenti universitari del Cile (Fech). È lei la star mediatica che ha trasformato una protesta studentesca in una caso internazionale. Camila ha un piercing al naso e un bel viso ovale dai tratti morbidi con grandi occhi fra il verde e l’azzurro. Studia Geografia, ha ventitré anni ed è comunista, dirigente della «JC», l’organizzazione giovanile dei comunisti cileni. In meno di un mese, fra giugno e luglio, Camila ha convocato tre manifestazioni di protesta per rivendicare una riforma dell’istruzione pubblica – ferita a morte dai tempi della dittatura (1973-1990) e mai resuscita – portando in piazza folle mai viste di studenti, genitori e professori.
L’irruzione di Camila sulla scena è stata un vero shock comunicativo. Sarà  perché è molto bella. Sarà  perché è anche intelligente, testarda, determinata. Sarà  perché ha il dono dell’eloquio ed è molto convincente quando spiega le sue ragioni. Ma tutti la vogliono, tutti la invitano, tutti la intervistano.
Copertine, interviste, ospite fissa nei talk-show. Un successo personale che va molto al di là  delle proteste studentesche perché «la ragazza ha carisma», dicono sorpresi e affascinati politologi e commentatori. Lei seduce e Pià±era affonda nei sondaggi. Un gruppo musicale, i «Cuatro letras», le ha dedicato una canzone ironica e appassionata. I primi versi dicono: «Camila Vallejo, il tuo corpo rovente, mi arrenderei se fossi il presidente». E infatti Pià±era ha offerto a Camila la testa del ministro dell’istruzione, Joaquin Lavin. Ma i numeri del presidente non sono cambiati: è scivolato in questi mesi sotto il 35%, uno dei rating più bassi mai registrati da un capo dello Stato in carica.
Negli anni del regime militare Pinochet riformò in chiave classista tutto il sistema educativo cileno. Collegi ed università  private, molto cari, per i ricchi; istruzione pubblica, anch’essa comunque cara, per tutti gli altri. Per i propri giovani lo Stato investe pochissimo e le famiglie cilene per mandare i figli all’Università  sono costrette a chiedere esosi prestiti alle banche. In vent’anni di democrazia anche i governi guidati dai socialisti (da Lagos alla Bachelet) hanno accuratamente evitato di affrontare il nocciolo della questione per non colpire gli interessi delle Università  private, le uniche che garantiscono un futuro dopo la Laurea. Ora ci prova Camila che con la sua irresistibile capacità  di seduzione ha messo al centro del dibattito nazionale la riforma democratica della scuola e pretende, insieme a migliaia di ragazzi, da un governo ricco – il Pil del Cile, grazie al boom delle materie prime, sta crescendo a ritmi forsennati – di ridistribuire risorse investendo nella scuola pubblica.


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