Benzina, le vacanze finiscono senza ribassi

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ROMA – «Come mai fino a un anno fa mettevo 50 euro di benzina nella mia utilitaria e l’indicatore del cruscotto segnava anche più del pieno, mentre ora quella lancetta si ferma a tre quarti?». Una domanda che molti automobilisti si saranno posti in questi giorni di esodo estivo. La risposta è semplice ma anche amara: il pieno costa 11,5 euro di più rispetto a un anno fa, ossia il 15 per cento in più, nonostante il petrolio fosse quotato più o meno come oggi, a circa 85 dollari al barile.
Una situazione questa più volte denunciata dalle associazioni di consumatori e da Repubblica, specialmente nell’ultimo mese, di fronte a un calo del prezzo del petrolio ma non di una altrettanto veloce discesa dei carburanti al distributore, rimasti sostanzialmente fermi, tolte alcune eccezioni di pompe no logo. Ma adesso anche qui la convenienza sta diventando una mosca bianca: «In un mese il prezzo del petrolio è sceso del 17 per cento ma la benzina è rimasta ferma» sottolinea Carlo Pileri, presidente dell’Adoc (Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori) e «anche molte pompe bianche hanno mantenuto bloccati i listini. Nonostante il calo del greggio e la debolezza del dollaro gli automobilisti continuano a pagare circa 1,60 euro al litro per la benzina da oltre un mese». E 1,484 euro per il gasolio. E intanto la settimana si è aperta all’insegna del ribasso dei prezzi dei prodotti raffinati, sia a livello internazionale che italiano: Staffetta Quotidiana segnala che alla chiusura di lunedì sulla piazza internazionale la benzina era in calo di 9 euro per mille litri (a quota 523), il gasolio di 2 euro per mille litri (a 557). A livello italiano il calo è stato ancora più forte, rispetto alla rilevazione dell’8 agosto: la benzina è scesa di 19,91 euro per mille litri (-2,79%, a 694,17 euro), il gasolio di 21,05 euro (-2,8% a 730,02 euro). Quotazioni al netto delle imposte. Già , le imposte. Quelle su cui si fa ricadere la responsabilità , oltre che sugli operatori, della rigidità  del prezzo finale. Negli ultimi mesi infatti il governo ha aumentato le accise – e quindi anche l’Iva – così oggi un litro di benzina costa 20 centesimi in più rispetto a un anno fa, anche se il barile oscilla, oggi come allora, tra 81 e 85 dollari.
Adusbef e Federconsumatori hanno calcolato che mediamente l’automobilista italiano, se i prezzi rimarranno così, pagherà  216 euro in più in un anno per fare il pieno. Senza contare le ricadute sulle merci trasportate, quantificate in circa 160 euro l’anno. E a spartirsi i profitti di questi margini ingiustificati sarebbero appunto aziende petrolifere e Stato, profitti che ammonterebbero, secondo le associazioni, a oltre 8,2 miliardi di euro l’anno. Equamente ripartiti s’intende. Almenoché sia da una parte che dall’altra non si decida di fare un passo indietro, riducendo le accise e tagliando i prezzi alla pompa. Aiutati anche da previsioni al ribasso del prezzo del barile.


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