Boom di case in comune e nuda proprietà giovani e anziani si difendono dalla crisi
ROMA – Il caro affitti ha una soluzione: la condivisione della casa. Non è più un fenomeno studentesco, ma nelle grandi città sta diventando quasi un obbligo per i giovani dai redditi più bassi. È uno dei tanti segnali della crisi così come lo è l’impennata delle vendite di nude proprietà che consentono a i più anziani di avere un po’ di liquidità per affrontare una vecchiaia più serena.
L’affitto in coabitazione si è ormai esteso tra gli under 35. Un’indagine di idealista.it ci dice che nell’ultimo anno, le richieste di stanze da affittare con altri inquilini sono aumentate del 327%, mentre l’offerta fa registrare un incremento dell’85%. «L’affitto in condivisione – spiega Vincenzo De Tommaso, responsabile ufficio studi di idealista.it – è divenuta l’unica strada da percorrere per molti giovani che vogliono lasciare la casa dei propri genitori».
A Milano, la richiesta media per una stanza è di 442 euro al mese con punte di 800 euro nelle zone più ambite e nel centro storico. Segue Roma con 404 euro mensili, fino ad un massimo di 700 euro per una singola nelle zone centrali. Affitti sopra la media dei 284 euro per Firenze (336 euro), Bologna (307 euro) e Torino (301 euro). Palermo risulterebbe la città dove l’affitto di una camera costa meno: 179 euro al mese.
Se i giovani risparmiano con la coabitazione gli anziani proprietari di case cercano di monetizzare il loro immobile. L’ufficio studi di Ubh segnala per il 2010 un incremento medio del 6% delle vendite di nuda proprietà nelle 10 grandi città dove si concentra il 30% di questi affari. Trend che dovrebbe continuare anche per quest’anno: secondo stime di Scenari Immobiliari, questo tipo di operazioni immobiliari dovrebbe aumentare fra i 4% il 7%.
«L’aumento di queste compravendite – spiega Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari – è l’effetto combinato sia della domanda di risparmiatori che vogliono investire il proprio capitale acquistando un appartamento ad un prezzo decisamente inferiore rispetto al valore di mercato e all’offerta di proprietari anziani che il calo delle pensioni medie spinge a trovare forme di integrazione al loro reddito». Con questa operazione, infatti, un proprietario immobiliare decide di monetizzare il proprio bene “spogliandosi” della sua proprietà ma continuando a mantenere il diritto di goderne (l’usufrutto). «Con questa compravendita – spiega Alessandro Ghisolfi, responsabile ufficio studi di Ubh – l’acquirente fa una specie di scommessa finanziaria che risulterà più interessante quanto più breve sarà la durata del diritto di usufrutto».
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