Caccia a 5 miliardi, rischio manovra-ter

by Sergio Segio | 31 Agosto 2011 7:48

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ROMA – I conti non tornano. Quelli dell’economia globale, dell’Europa, dell’Italia, della manovra bis. L’esercizio politico di spostare le poste come birilli ha forse preservato il consenso dei rispettivi elettorati, meno i saldi di un provvedimento d’urgenza richiesto dalla Bce per anticipare al 2013 il pareggio di bilancio. Il rischio è che, a breve, quei conti si debbano riaprire per un terzo, doloroso, intervento. Tre manovre in tre mesi, l’Italia come la Grecia, è il pericolo da scongiurare a tutti i costi.
I sintomi, però, ci sono tutti. Il vertice di Arcore di lunedì ha, di fatto, aperto un primo “buco”, stimato dall’opposizione ma anche da studiosi ed economisti in almeno 5 miliardi: tolto il contributo di solidarietà  (3,8 miliardi di euro in tre anni), concessi 2 miliardi di minori tagli agli enti locali (diventano 3 se uno si storna dall’introito della Robin Hood tax), le compensazioni paiono evanescenti. La stretta sulle società  di comodo, la scure sulle Coop, il gettito dell’evasione passato in gestione ai Comuni, sul pallottoliere della contabilità  pubblica per ora valgono zero. Così come le riforme costituzionali (abolizione delle Province e dimezzamento dei parlamentari). Poi i dubbi di costituzionalità  aperti dal caso supertassa, rimasta per pensionati e statali, e dal caso pensioni, che comunque forniranno introiti solo a partire dal 2013 (500 milioni), fanno pensare ad un’altra falla da riempire. Infine, la delega fiscale da 20 miliardi, corposa ma ancora nebulosa, che nasconde l’aumento dell’Iva.
Poi c’è il contorno. Fatto di stime sulla crescita in forte ribasso (lo diceva lunedì il Fondo monetario internazionale per il mondo e l’Italia, ieri l’Istat e anche la Banca d’Italia). Interessi sui titoli di Stato italiani che lievitano a vista d’occhio (gli spread con i Bund tedeschi hanno ripreso a correre). Numeri che i mercati sanno leggere benissimo e che, inevitabilmente, cambieranno le condizioni italiane per aver deficit zero nel 2013. «Le stime sul Pil dell’Fmi possono anche peggiorare, perché calcolate senza tenere ancora in conto l’effetto comunque depressivo delle due manovre estive», dice Mario Baldassarri, economista e senatore Fli. «Al momento la minore crescita, da qui al 2013, è stimata in due punti in meno. Ovvero un punto in più di deficit. Ovvero 15 miliardi nel 2013. Il pareggio, nei numeri non c’è più. Servirà  una manovra ter da 25-30 miliardi che non ci possiamo però permettere. A che titolo la Bce continuerà  a comprare i nostri titoli?». Tra una ventina di giorni il governo presenterà  il nuovo Def, con il Pil rivisto. «Il punto è correggere i conti, subito, ma con misure strutturali», dice Nicola Rossi, economista, gruppo misto. «Questa manovra bis, così sbilanciata sulle entrate, ne avvicina una terza. Sì, sembra proprio l’iter greco».

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