Cgil, lo sciopero sotto atta

Loading

 In un’assolatissima Piazza Navona, con un berretto della Cgil a coprirle la testa, Susanna Camusso spiega al Paese le ragioni dello sciopero generale proclamato dalla Cgil per il 6 settembre: è una conferenza stampa, ci sono tanti giornalisti e molti militanti del sindacato, indetta davanti al Senato perché è lì che tra dieci giorni si discuterà  la manovra «degli orrori». E orrende – ci si passi il termine, ma davvero non ne viene in mente un altro – appaiono anche tante dichiarazioni provenienti dal centrosinistra, da tanti esponenti del Pd fino al Psi di Nencini: personaggi quali Giuseppe Fioroni, Giorgio Merlo (del Pd), e appunto Riccardo Nencini, bocciano lo sciopero in difesa di lavoratori e pensionati. Fino agli alti vertici del Pd, con Pierluigi Bersani, preoccupati che si rompa lo «spirito unitario dell’accordo del 28 giugno» (documento già  peraltro superato dall’articolo 8 della manovra, che lo rende retroattivo, per fare un favore alla Fiat).

E così, da questo fuoco di fila che viene ovviamente non solo dal governo e dalla maggioranza (del tutto scontato) ma anche dagli «amici» di centrosinistra (a parte la sinistra Pd, l’Idv, Sel e Prc), è emersa una Cgil su cui si vogliono addossare tutti i guai del Paese. E Susanna Camusso non ha certamente gioco facile: ieri ha portato i punti della «contromanovra» della Cgil all’attenzione dell’opinione pubblica, oggi recherà  lo stesso testo in audizione al Senato, ma nel contempo la segretaria cerca di non rompere il dialogo con Cisl e Uil (nonostante le polemiche a distanza, continuate ancora ieri), con le imprese e la Confindustria di Emma Marcegaglia. Con lo stesso Pd, che ieri ha incontrato a un confronto indetto con le parti sociali, ma che lo sciopero non ha certo avvicinato.
E infine ci sono le «grane» interne, quelle relative appunto all’accordo del 28 giugno, sgradito a parte della confederazione, e che adesso è sottoposto alla consultazione dei lavoratori. Ieri Gianni Rinaldini, portavoce della minoranza «La Cgil che vogliamo», ha attaccato con un comunicato durissimo, chiedendo che venga sospesa la consultazione, e rinviata a dopo lo sciopero generale: «Così, d’altra parte, era stato concordato alla riunione delle segreterie che ha fissato la data del 6 settembre: ed è anche logico, visto che si deve capire se la manovra, dopo lo sciopero, cambierà  proprio sul punto in cui interviene sull’accordo del 28 giugno».
Tenere insieme tutte queste ragioni (e persone) è come governare un sufflè impazzito, e forse per questo motivo ieri in piazza Navona Susanna Camusso si è molto concentrata sul merito della «contromanovra» Cgil (che poi è la piattaforma dello sciopero), rispondendo che «si continua a dialogare con tutti», che «non esiste la logica del nemico/amico» alle domande che mettevano in evidenza gli attriti con Cisl e Uil.
E comunque, alle confederazioni «sorelle», che ancora ieri continuavano ad attaccare lo sciopero (per Raffaele Bonanni «organizzato per nascondere i guai interni con la Fiom»), Camusso ha comunque risposto con un certo pepe: «Ritengo che Cisl e Uil sbaglino, che stiano subendo il fascino di questo governo e pensano poco a come cambiare questa manovra». Mentre la risposta a Bersani non è così frontale, ma Camusso invita piuttosto il leader del Pd a rivolgere l’appello sull’unità  del 28 giugno «al governo e a chi non chiede lo stralcio dell’articolo 8 sui contratti e la giusta causa; a chi ha sottoscritto l’intesa del 28 giugno e ora si arrampica su qualunque vetro per dire che l’articolo 8 della manovra non è differente dall’accordo di giugno».
Ce n’è anche per il presidente della Fiat John Elkann, che il giorno prima dal meeting ciellino di Rimini aveva notato – sarcasticamente – che non avrebbe mai partecipato allo sciopero Cgil: «Se davvero Elkann ci tiene all’unità  del Paese, così come ha detto ieri, faccia un gesto nobile – ha detto Camusso – dica al Parlamento che l’articolo 8 della manovra non gli serve, che non lo vuole perché è retroattivo e anticostituzionale».
Al governo, la segretaria Cgil ha detto che «irresponsabile non è chi sciopera, ma chi nega la crisi da tre anni, e adesso vuole farla pagare tutta a lavoratori e pensionati, solo a quei cittadini che già  pagano correttamente le tasse». Poi l’appello a evitare il voto di fiducia, tentato per appprovare al più presto la manovra e anticipare lo stesso sciopero Cgil.
Quanto allo scontro interno, infine, Rinaldini spiega che «il comunicato della segreteria Cgil dove si afferma che la consultazione sull’accordo del 28 giugno è da considerarsi tuttora “operativa”, è un falso: nella riunione dei segretari, infatti, all’unanimità  abbiamo rinviato il Direttivo al 9 e 10 settembre, sospendendo nel frattempo la consultazione». «Quella circolare va ritirata – conclude Rinaldini – Ne va della lealtà  e dell’affidabilità  dei rapporti nel gruppo dirigente e nei confronti dei lavoratori».

********************
CGIL/IL TESTO DELLA «CONTROMANOVRA»
Tassare i veri ricchi e salvare l’articolo 18
No a nuovi «scudi» fiscali: aggiungere il 15% al vecchio. Stralciare la norma sulle festività  civili

 

Una più equa distribuzione del carico fiscale, nessun taglio alle pensioni, un fondo per la crescita, la valorizzazione degli enti pubblici per offrire più servizi a costi razionalizzati. La «contromanovra» che la Cgil ha presentato ieri tocca tutti i temi caldi della crisi, e cerca soluzioni «mantenendo gli stessi saldi fissati dal governo», tiene a sottolineare la segretaria Susanna Camusso, «ma invertendo il segno e non facendo pagare tutto a chi ha già  dato in termini di sacrifici e di corretto pagamento delle tasse». Ecco i punti salienti.
1) Un Piano strutturale di lotta all’evasione fiscale e al sommerso, contabilizzando preventivamente in Bilancio le quote di entrate da recuperare, coinvolgendo le istituzioni locali con poteri speciali.
2) Un’imposta ordinaria sulle Grandi Ricchezze, come in Francia (aliquota progressiva solo sulla quota che eccede gli 800 mila euro).
3) Un’imposta straordinaria sui Grandi Immobili il cui valore netto superi gli 800 mila euro, con aliquota fissa dell’1%, per l’anno 2012.
4) Un «contributo di solidarietà » su tutti i redditi, in ragione della «capacità  contributiva», che sia equo e «straordinario» (un solo anno).
5) L’aumento della tassa di successione, cancellandone l’esclusione dei patrimoni redditizi: le risorse andranno reinvestite per i giovani.
6) Una sovrattassa straordinaria sui capitali già  sanati con lo Scudo fiscale, ma non rientrati dall’estero (ben 60 su 95 miliardi), con un’imposizione aggiuntiva del 15% (oltre il 5% che già  era stato previsto).
7) Istituire un Fondo per la crescita e l’innovazione.
8) Ridurre strutturalmente il fisco su redditi da pensione e lavoro.
9) La cancellazione dei tagli agli enti locali e l’allentamento del Patto di stabilità  interno per gli investimenti in innovazione sociale (welfare e assistenza) e per le infrastrutture materiali e immateriali.
10) Razionalizzare i costi dei servizi pubblici e delle municipalizzate, non tagliandoli nè privatizzandoli («vietato dall’ultimo referendum», nota Camusso), ma accorpandoli su base regionale o per bacini.
11) Stralciare dalla manovra tutte le norme sul diritto del lavoro, contrattazione e relazioni industriali che, come più volte ribadito, restano materie che devono disciplinare le parti. In particolare, la Cgil chiede di stralciare l’articolo 8 su contratti, articolo 18 e accordi Fiat.
12) Stralciare l’articolo 9 della manovra, norma che travolge il collocamento obbligatorio dei disabili, creando dei reparti «ghetto».
13) Stralciare la norma che predispone la modifica dell’articolo 41 della Costituzione (quello sulla libertà  d’impresa).
14) Stralciare la norma sulle festività  nazionali civili, su cui la Cgil sta raccogliendo le firme per una petizione: «Il 25 aprile, l’1 maggio e il 2 giugno sono parte dell’indentità  della nazione», dice Camusso.
15) Riaprire la stagione della contrattazione nel lavoro pubblico.
16) Ristabilire il criterio della flessibilità  nel pensionamento.


Related Articles

Cina. Pochi ma ricchi: il 5% detiene il 23%

Loading

L’èlite comunista e l’aumento delle disuguaglianze. Dàgli ai nuovi ricchi. Sberleffo alla casta “Tuhao” (cafone) è la parola dell’anno in Cina. Il loro simbolo è lo smartphone d’oro a 24 carati

Incubo tassa sulla casa (e banche senza fondi)

Loading

Il Tesoro: non lo ripresenteremo «Un incidente grave se non passa»

Crisi di credibilità 

Loading

IERI lo spread fra i nostri titoli di Stato e i Bund tedeschi si è ulteriormente allargato raggiungendo un nuovo massimo storico: 304 punti base. Stiamo ormai superando la Spagna nella percezione del rischio. Siamo noi a essere considerati i “next on the line”, i prossimi a rischio di contagio nella crisi del debito.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment