Corsa ai bond Usa e svizzeri L’oro vale il 30% in più

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Ed il crollo dei listini, insieme ad alcuni dati macro Usa deludenti, ha reso più appetibili per gli investitori anche i T-bond, il cui rendimento è arrivato ieri ai minimi degli ultimi sessant’anni, a quota 1,97%.
Le quotazioni dell’oro si sono arrampicate nel primo pomeriggio di ieri fino a toccare a New York i 1.829,70 dollari l’oncia, raggiungendo la vetta di un nuovo record storico. Con il balzo di ieri, l’oro ha guadagnato oltre il 10% solo nel mese di agosto, mentre dall’inizio dell’anno la crescita è stata di quasi il 30%, contro il calo di circa il 24% del Ftse Mib negli ultimi due mesi.
Ma non tutto ciò che luccica è oro: a risplendere sui mercati c’è anche il franco svizzero. Ieri la moneta elvetica ha messo a segno un nuovo rally, con il cambio euro/franco che ha toccato un minimo di giornata a quota 1,1237. Nell’ultimo anno, la valuta è cresciuta di circa il 14% sull’euro e del 32% sul dollaro. Dopo mesi di corsa, il franco è arrivato però a risplendere in modo accecante, portando la Banca Nazionale Svizzera a introdurre misure per cercare di indebolire la moneta aumentando la liquidità  sui mercati e fissando il tasso nominale a breve (tre mesi) più vicino possibile allo zero, in modo da scoraggiare i flussi di capitali verso la moneta e le attività  nazionali. Nelle scorse settimane, passando in rassegna le possibili ipotesi correttive, la Banca Centrale Svizzera non aveva escluso un agganciamento temporaneo del franco all’euro, per imbrigliare la corsa della valuta elvetica.
Intanto, le misure adottate per raffreddare la moneta hanno portato ad un calo sottozero dei rendimenti sui titoli di stato biennali svizzeri, quotati a Londra, che sono scesi a -0,06%. Anche i rendimenti dei titoli a dieci anni sono calati di 19 punti base a quota 0,86%. Il super—franco non penalizza solo le esportazioni: secondo il Wall Street Journal, la forza della valuta sta iniziando ad erodere il ruolo della Svizzera come destinazione preferita dalle multinazionali in cerca di un regime fiscale più favorevole: tra il 1998 ed il 2008 il Paese ha attirato più di 180 grandi gruppi stranieri, come Yahoo, Google e Kraft. Ora, la corsa del franco, che ha portato gli stipendi a Zurigo e Ginevra ad essere i più alti del mondo, potrebbe portare le multinazionali a tornare sui propri passi.


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