Crisi economica ,è il momento delle tasse ambientali

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A metà  anni Novanta l’enfasi su questa ipotesi di riforma era molto più elevata, anche Giulio Tremonti nei suoi scritti dell’epoca proponeva una simile riforma. Tra i grandi paesi europei, solo l’Italia è rimasta al palo in questo ambito. I paesi nordici sono caratterizzati da varie esperienze, la Francia ha (almeno) una proposta sul tappeto, un paese (…) storicamente non uso a politiche ambientali fiscali. come l’Australia sta adottando una carbon tax. Con la crisi attuale si è assistito ad un “risveglio” di attenzione per le riforme fiscali ambientali, sia per trovare gettito aggiuntivo sia per incrementare la competitività  sulle base di una “crescita verde”.
Per l’Italia, la proposta di riforma fiscale ambientale potrebbe riguardare diversi “assi”.
1. Sulle emissioni inquinanti si potrebbe prevedere: una tassa sui gas serra (“male” pubblico globale), il Co2, che potrebbe coprire i settori «non coperti dall’emission trading system (EuEts)»; una tassa sulle emissioni “regionali” di Sox eNox; una tassa su inquinanti localimolto pervasivi generati soprattutto dalle agglomerazioni industriali (Nmvoc, Pm) e dai settori manifatturieri “pesanti”. 2. Sulle risorse naturali, in cui diritti di proprietà  sono pubblici, si potrebbe prevedere: un aumento degli oneri idrici; una tassa su discariche, materiali da costruzione, etc.; oneri da escavazione, una tassa su sabbia e ghiaia (aggregate tax); oneri su altre risorse del suolo, rinnovabili e non. Partendo dal basso livello attuale, con tasse ambientali non energetiche che portano introiti di appena un miliardo di euro, questemisure potrebbero prevedere un innalzamento graduale (ad es. di uno 0,5% di Pil annuo) della tassazione al fine di portarla nel 2017 al 3% del Pil (…). L’insieme di queste tasse/imposte a regime potrebbe generare per vari anni 50 miliardi di gettito.
Ora già  esistono una serie di azioni fiscali ambientali con gettito “riciclato” (es. tassa sui pesticidi, che finanzia ricerca pubblica; oneri idrici che “dovrebbero” essere usati per azioni di sostenibilità , proposte di tassazione sulle discariche con utilizzo specifico del gettito a fini di sostenibilità  ambientale, come quella della regione Emilia Romagna), in ottica di earmarking. Il quadro è però disorganico e caotico; occorre incrementare i livelli della tassazione, rendere certo il quadro complessivo, coordinare le azioni degli enti decentrati, rendere trasparente e partecipato l’uso del gettito attraverso vere forme di earmarking dello stesso, che potrebbe essere anche efficacemente gestito da trust o fondazioni di partecipazione con coinvolgimento delle parti sociali. Il gettito può essere utilizzato in diversi modi: per abbattere il cuneo fiscale (…) e/o altre imposte quali Irap (…); per finanziamenti a R&S pubblica e privata destinata a sviluppare tecnologie verdi (…); per la riduzione del debito (…). Come corollario, si potrebbe prendere spunto dalla Climate Change Levy del regno Unito, che presenta come opzione una riduzione dell’80% per le imprese o settori che concordano col governo piani di riduzione delle emissioni (…).
Quanto alle critiche che avanzano di solito, gli effetti regressivi sono commisurabili a quelli dell’Iva, che però né induce innovazione (verde) né genera abbattimento delle emissioni. L’abbattimento del costo del lavoro per i lavoratori a bassa intensità  di capitale umano o più deboli potrebbe compensare gli effetti regressivi. Gli effetti sulle performance economiche sembrano, sulla base delle valutazioni ex post delle politiche di altri paesi nord europei, positivi, se si disegnano bene le policy.
Testo completo su www.sbilanciamoci.info


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