E parte lo spot tv contro i “parassiti” il Pd: meglio le manette a chi non paga

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ROMA – Il governo dichiara guerra all’evasione fiscale con una campagna pubblicitaria che partirà  oggi. Ma lo spot televisivo e le inserzioni sui mass media, prima ancora della loro diffusione, già  sollevano un vespaio di polemiche tra le opposizioni.
Curioso che per fare in Italia – un Paese dai livelli record di evasione stimati in 170 miliardi – una campagna pubblicitaria anti-evasori concertata tra ministro dell’Economia, Agenzia delle Entrate e Presidenza del Consiglio, sia stata scelta, con un appalto sotto soglia di ventimila euro, una agenzia pubblicitaria francese, la Saatchi & Saatchi.
Lo spot sulle reti Rai inizia con un’immagine forte per porre in cattiva luce chi non paga le tasse: «L’evasore è come un parassita, vive delle “sostanze” altrui». Per rendere meglio l’idea, vanno in onda, scandite dal click dello scatto fotografico, le immagini ingrandite e a colori del parassita dei ruminanti, del legno, dei pesci, del cane. E financo quello intestinale. La sequenza si conclude con la foto del “parassita sociale”, ovvero l’evasore fiscale. Alla fine il claim recita: «Chi vive a spese degli altri danneggia tutti. Battere l’evasione fiscale è tuo interesse». Poi la scritta: «Chiedi sempre lo scontrino o la ricevuta fiscale». Un altro spot, un’animazione intitolata “Se” (che sta per “Se tutti pagano le tasse, le tassi ripagano tutti. Con i servizi”), ricorda come le imposte servano a produrre servizi pubblici, «e solo pagandole tutti – spiega l’Agenzia delle Entrate – potremmo avere migliori e maggiori servizi, dagli ospedali alle scuole, dalle strade ai parchi, ai trasporti».
«Ma Tremonti e soci – tuona Leoluca Orlando, Idv – dopo aver varato provvedimenti criminogeni come la depenalizzazione del falso in bilancio e lo scudo fiscale, ora prendono in giro i cittadini: gli onesti continueranno a pagare le tasse, gli evasori risponderanno con una pernacchia». Francesco Boccia, coordinatore delle Commissioni economiche del Gruppo del Pd alla Camera, va oltre: «Dovendo chiedere agli italiani onesti di andare in pensione più tardi, a tutti di togliere qualcosa dalla propria tavola, il minimo che il governo dovrebbe fare oltre a qualche spot è di inasprire le sanzioni e recuperare in maniera coattiva i crediti che ci sono in giro. Basterebbe prendere in mano la lista degli “scudati” e là  ne troverebbero di tasse evase. In un momento storico come questo non è da forcaioli chiedere le manette agli evasori».
Protestano anche i finiani. «Il principio è giusto – dice Italo Bocchino, vicepresidente di Fli – ma non basta uno spot per combattere l’evasione. Oggettivamene c’è troppo lassismo, le tasse le si fan pagare ai lavoratori dipendenti. La campagna ha un taglio troppo berlusconiano, questo non è un problema che si risolve con gli spot, ma con controlli rigorosi. E infine avendo il coraggio di colpire alcune categorie che spesso vengono tollerate perché votano».


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