E sui ritocchi pdl torna la tensione Tremonti-premier

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ROMA — Su queste telefonate si è formata una sorta di leggenda: c’è chi dice che sono di fuoco, che di solito Tremonti alza la voce e che il Cavaliere abbozza, che il primo la butta sul tecnico e il secondo sul politico, con tanto di minacce incrociate, più o meno velate.
All’elenco di questo tipo di telefonate se n’è aggiunta ieri mattina un’altra. Due sere fa il Pdl ha raggiunto l’acme della sua nuova fase di elaborazione politica, decine di idee e di ipotesi di correzione della manovra, ieri mattina il ministro dell’Economia le ha smontate una per una al telefono con il presidente del Consiglio, aggiungendo un giudizio poco lusinghiero: peccano di «una certa dose di impreparazione».
A guardarla da fuori in verità  la battaglia è anche sul metodo: per la prima volta il Pdl ha un segretario, fa delle proposte, per la prima volta Tremonti deve affrontare una dialettica interna cui non è abituato. Ma è anche vero che se la manovra alla fine non venisse emendata sarebbe difficile sostenere che è cambiato veramente qualcosa nel primo partito di maggioranza.
Berlusconi ieri di questo era consapevole e sembra lo abbia detto anche a Tremonti: «Sono le proposte del mio e tuo partito». Dunque non si possono trattare con un atteggiamento di sufficienza, o peggio con una sorta di preconcetto, cose di cui Berlusconi accusa il suo ministro.
Di certo la telefonata ha fatto ripiombare le trattative, e le aspirazioni di una fetta del Pdl, ad un livello più basso. Ieri Berlusconi ha telefonato in via dell’Umiltà  anche per dire che il rapporto con la Lega «non può essere compromesso» e dunque se ne facciano una ragione coloro che in queste ore pensano di sfidare apertamente il partito di Bossi su alcuni punti della manovra.
Si continua insomma a trattare su Iva, pensioni, Province e quant’altro, ma con la crescente consapevolezza che andrà  raggiunto un compromesso, lunedì prossimo, nell’incontro fra Berlusconi e Bossi, e che probabilmente sarà  un compromesso al ribasso, con buona pace di tutti gli emendamenti (sembra che arriveranno almeno a 30) che verranno presentati e che ieri mattina Tremonti ha avuto cura di bocciare uno per uno.
«I tecnici le studiano le proposte, servono a questo i tecnici», diceva ieri il «tecnico» Tremonti nelle sue conversazioni, dopo aver demolito buona parte delle idee che in queste ore sono arrivate per bocca di Alfano o del resto del Pdl.
A questo punto toccherà  a Berlusconi decidere che tipo di sintesi fare: mezzo partito e mezzo governo sperano che trovi la forza di imporre alcune delle sue idee e di approfittare della congiuntura per irrobustire la manovra; ma sono le stesse persone che in queste ore temono che alla fine accada come in passato, con un Cavaliere che subisce la maggiore «preparazione» del suo ministro e non ha voglia di affrontare un vero scontro.
Di certo tutto si risolverà  in una trattativa finale e forse anche po’ tardiva fra il Senatur e il Cavaliere, presenti ovviamente Alfano e Tremonti, lunedì prossimo. L’incontro si potrebbe tenere ad Arcore, dove il premier resterà , sembra, anche nel fine settimana.
Arriveranno familiari e nipotini e di certo un gran numero di telefonate di segno opposto: il Pdl alla ricerca di un «garante» della propria esistenza, Lega e Tremonti sulla linea dell’intangibilità  della manovra, Berlusconi in mezzo, consapevole di non poter rompere con il suo ministro e i suoi alleati ma anche di non poter ignorare i primi passi, e la voglia di autonomia, del Pdl targato Alfano: «Non posso certo fermare il mio partito», lo hanno ascoltato dire ieri.


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