Eolie, stop agli elicotteri dei turisti: danni alla fauna
LIPARI – Niente più giri in elicottero tra panfili e insenature alle Eolie, la Regione Sicilia li ha messi al bando: «Disturbano la fauna selvatica». Il mezzo di trasporto più veloce e costoso per raggiungere le isole è finito nel mirino del dipartimento regionale ambientale della Regione. In base alle direttive fatte pervenire ai quattro sindaci eoliani e allo stesso prefetto di Messina, gli elicotteri «utilizzati per escursioni o viaggi privati, non devono più sorvolare all’interno del perimetro marino o terrestre delle isole Eolie in quanto provocano disturbo alla fauna selvatica ed alle specie endemiche delle Lipari. Isole annoverate come patrimonio dell’Unesco».
In pratica nell’arcipelago, d’estate e di inverno, sarà vietato l’utilizzo di elicotteri, salvo che per casi di urgenza sanitaria o calamità naturali. «Una direttiva questa – assicura l’assessorato Territorio e ambiente – che tra qualche giorno sarà tramutata in decreto regionale». Fino a quel momento saranno i sindaci e lo stesso prefetto ad autorizzare, eventualmente, i voli turistici o di collegamento nei cieli delle Eolie.
Nella stagione del turismo, ogni giorno una quarantina di elicotteri atterrano o si alzano in volo nell’isola e nei panfili alla fonda, che li tengono in bella mostra sui ponti di comando. Così, il divieto della Regione rischia di mettere a terra l’economia turistica dell’isola. Compatti, i sindaci eoliani denunciano che così «si sacrifica l’arcipelago delle Eolie sull’altare di una pseudo tutela ambientale, senza tenere minimamente conto delle peculiarità territoriali delle stesse comunità ». Ma anche molti ambientalisti locali sono scettici sulle nuove direttive che dovrebbero tutelare l’ambiente dai rotori: «Non entriamo nel merito del decreto proposto dalla Regione, ma non si capisce allora per quale motivo per tutelare il territorio delle Eolie non si vieta piuttosto lo scempio di una collina per realizzare una villa, oppure non si vieta l’edificazione di un porto privato da 140 milioni di euro ricoprendo reperti archeologici nei fondali eoliani».
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