Fortress Europe: dalla Libia un morto ogni 17 imbarcati
ROMA – Dall’inizio dell’anno è una strage senza precedenti. Sono già almeno 1.674 i nomi che mancano all’appello. Uomini, donne e bambini annegati al largo di Lampedusa. In soli sette mesi. E senza considerare tutti i naufragi fantasma, di cui non sapremo mai niente. Da gennaio sono scomparse più persone di quante ne morirono in tutto il 2008, l’anno prima dei respingimenti, quando si contarono 1.274 vittime a fronte di 36.000 arrivi in Sicilia. Non solo. Quei 1.674 morti nel Canale di Sicilia rappresentano l’87% dei 1.931 morti registrati nei primi sette mesi del 2011 in tutto il Mediterraneo. Ma non è soltanto il maltempo a causare un così alto numero di decessi. C’è dell’altro e lo si capisce dal fatto che sulla rotta libica si muore otto volte più spesso che non su quella tunisina.
Nei primi sette mesi dell’anno infatti, a fronte di circa 25 mila arrivi dalla Tunisia e di altrettanti dalla Libia, le morti documentate sulla rotta tunisina sono state 188 mentre quelle sulla rotta libica sono state addirittura 1.486. Come dire che sulla rotta tunisina ne muore 1 su 130 mentre sulla rotta libica ne muore 1 su 17. Otto volte di più. E il dato potrebbe essere ancora più allarmante. Perché nessuno è in grado di dire quanti siano i naufragi di cui non si è saputo niente.
Sicuramente a rendere più pericolosi i viaggi dalla Libia sono le condizioni di sovraccarico a cui sono esposti i profughi in fuga dalla guerra. E di questo hanno una responsabilità diretta le forze armate libiche che stanno gestendo l’intera operazione. Secondo numerose testimonianze raccolte direttamente tra gli sbarcati infatti, il regime di Gheddafi non soltanto incoraggia le partenze per l’Italia, mettendo a disposizione il porto di Zuwara, il porto commerciale di Tripoli e il porto di Janzur, alla periferia ovest della capitale. Ma addirittura, quando i pescherecci sono a corto di passeggeri, provvede al carico. Ovvero ordina alle milizie filogovernative di effettuare retate nei quartieri neri di Tripoli e delle città ancora sotto il controllo del colonnello, per raggruppare un numero sufficiente di passeggeri per riempire le barche. Passeggeri che in quei casi sono quindi costretti a fare rotta verso l’Europa. A riprova della volontà del regime libico di imbarcare il maggior numero possibile di persone verso le coste italiane – come ritorsione contro i bombardamenti in Libia – c’è il fatto che la traversata, nella maggior parte dei casi è gratuita, anche per chi parte di propria volontà . (gdg)
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