I cinesi fanno shopping sul tavolo 472 milioni per entrare in Munich Re

by Sergio Segio | 12 Agosto 2011 7:39

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BERLINO – Sullo sfondo della tempesta sui mercati mondiali, la Cina lancia il suo “grande balzo in avanti” nelle scalate a grandi aziende europee. L’offensiva è compiuta da un ente pubblico, la People’s Bank of China (Pboc), l’istituto d’emissione, e appare quindi parte di un disegno strategico concepito al massimo livello. La Pboc, a quanto si è appreso ieri a Monaco di Baviera, è entrata nel capitale di Munich Re, la più grande società  di riassicurazioni del mondo. Con un investimento di circa 472 milioni di euro, ne ha acquistato una quota del 3,04 per cento.
Intanto Pechino avverte l’Occidente. Continuerà  ad acquistare titoli sovrani Usa ed europei, ed è disposta a soccorrere banche europee in crisi di liquidità . Ma a condizione che Washington e l’Unione Europea varino riforme dure e concrete riduzioni del debito pubblico, e a condizione di venire consultata come partner con pari diritto. Intanto, a Manhattan, gli investimenti cinesi nell’immobiliare arrivano a pioggia.
La scalata a Munich Re è arrivata a sorpresa. «Non ce l’aspettavamo, anche se siamo contenti dell’interesse di ogni investitore», hanno detto nelle prime reazioni a caldo i portavoce del colosso di Monaco. Tramite la State Administration of Foreign Exchange (il braccio secolare operativo delle operazioni della People’s Bank of China), Pechino ha acquisito 5,45 milioni di diritti di voto all’assemblea degli azionisti di Munich re. Di cui diventa quindi uno dei principali azionisti, sicuramente il secondo titolare straniero dopo il miliardario americano Warren Buffett che ne detiene il 10 per cento.
I crolli a catena di questi giorni nei mercati occidentali non fanno altro che aiutare l’offensiva cinese. Alla Borsa di Francoforte, Munich Re ieri ha perso il 6 per cento del suo valore, scendendo a 87,29 euro. Pechino, con la sua crescita economica inarrestabile, le forti riserve di valuta e la crescente volontà  di diventare superpotenza a pieno titolo, può permettersi scalate a buon mercato. Come è stato in Francia, dove il fondo sovrano cinese China Investment Corporation (Cic) ha acquisito per tre miliardi di euro un terzo del colosso GdF Suez. In Svezia, dove la Cina ha rilevato l’anno scorso lo storico marchio auto di qualità  Volvo. O nella stessa Germania, dove sono in mani cinesi l’aeroporto civile di Schwerin e il big dell’indotto auto Saargummi.
Con quali ambizioni Pechino operi, lo si deduce dalle dichiarazioni rese ieri da Li Daokui, alto consigliere al vertice della People’s Bank of China. Continueremo a investire nei titoli sovrani Usa ed europei, ha detto, ma in cambio di impegni concreti a varare riforme di lungo periodo che alterino il trend di declino dei conti pubblici. Non vogliamo porre condizioni, ma essere ascoltati, accettati come partner con cui si coordinano le grandi scelte, ha aggiunto.
Le organizzazioni cinesi come il fondo sovrano, ha spiegato Li, possono anche investire in banche europee per aiutarle a raccogliere fondi se hanno problemi di liquidità .

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