Il governo taglia i risarcimenti alle vittime di incidenti stradali
ROMA – Un’altra sorpresa spunta dal Consiglio dei ministri. Il provvedimento, formalmente un Dpr, minaccia di dimezzare il risarcimento del danno biologico per gli incidenti stradali – che costituiscono la maggioranza delle pratiche assicurative – nei casi di invalidità che vanno dal 10 al 100 per cento. La misura deve passare il vaglio del Presidente della Repubblica, infine del Consiglio di Stato. Gli avvocati civilisti italiani insorgono e si appellano proprio al Quirinale perché non faccia questo «regalo» alle assicurazioni. Regalo del quale beneficerà – attraverso le partecipazioni in Mediolanum e Generali – anche il presidente del Consiglio.
Ecco un esempio concreto di come cambierà il calcolo del risarcimento del danno biologico in tutti i tribunali italiani se il Dpr diventerà legge. Oggi i magistrati civili italiani – per risarcire le vittime dei incidenti stradali – si rifanno alle tabelle in vigore presso il Tribunale di Milano. Questo, in forza di una recente sentenza della Cassazione. Secondo queste tabelle, un ventenne con invalidità permanente del 90 per cento oggi ha diritto a ricevere dai 900 mila a un milione cento mila euro. Invece, con le tabelle fissate dal governo, incasserà tra i 500 e i 600 mila euro. La metà . Un bel risparmio per le assicurazioni. Una forte discriminazione fra le vittime di incidenti stradali e le vittime di altri infortuni.
Un altro esempio. Se un ventenne sopravvive a un incidente automobilistico con una invalidità del 30 per cento, oggi può ottenere tra 150 e 200 mila euro. Con i nuovi criteri ministeriali, tra i 75 e i 98 mila euro. «I nuovi parametri – protesta l’avvocato Umberto Oliva – ignorano del tutto 40 anni di evoluzione giurisprudenziale e dottrinale. Il governo pretende che da un giorno all’altro questa giurisprudenza finisca nel vuoto, sostituita da parametri monetari che contrastano nettamente con quelli decisi dalla Cassazione». «Questo decreto – commenta l’avvocato civilista Marco Bona – è un nuovo attacco alla magistratura, privata del suo potere discrezionale nella decisione delle cause civili. Inoltre c’è il rischio che la tabella ministeriale sia un domani estesa a tutti gli altri ambiti, fra i quali la sanità e gli infortuni sul lavoro».
L’iniziativa governativa scatena anche la reazione delle opposizioni. «E’ una gravissima cancellazione dei diritti non negoziabili», protesta il deputato Francesco Boccia, responsabile Economia per il Pd, «La definizione di questi parametri era oggetto di controversie tra vittime e assicurazioni poi sanate nei tribunali. Aver deciso queste tabelle con un dpr “clandestino” perché fatto ad agosto è l’ennesimo atto del governo contro le persone e a favore dei soliti noti. Non è difficile accorgersi dei benefici per le compagnie assicurative. Presto depositerò una interpellanza urgente al governo che dovrà rispondere non appena riaprirà l’aula, a settembre”.
Da più di un decennio l’Ania (Associazione nazionale imprese di assicurazioni) e le singole assicurazioni premono su tutti i governi per “standardizzare” i risarcimenti. Ed anche per ridurre gli importi. Nel 2001, la legge numero 57 ci è riuscita con le piccole lesioni ma permanenti: ha introdotto una tabella che prevedeva valori inferiori a quelli riconosciuti dai tribunali. Ora stanno per riuscirci con i risarcimenti fino al cento per cento.
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