La beffa per statali e pensionati torna il prelievo più pesante

by Sergio Segio | 30 Agosto 2011 6:53

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ROMA – Cancellato il contributo di solidarietà . Sì, ma per chi? Lavoratori del privato e autonomi, sicuramente. Almeno quelli che presentano regolare dichiarazione dei redditi. Perché la supertassa ora sparita dalla manovra bis, dopo mille polemiche e proteste (una “follia”, la definizione della presidente di Confindustria, Marcegaglia), in realtà  risparmia solo alcuni dei 511 mila contribuenti dall’obbligo alla solidarietà  di Stato, che ora festeggiano lo scampato obolo. Rimangono fuori, difatti, dipendenti pubblici e pensionati “d’oro”, per i quali il prelievo straordinario era già  scattato. Dal primo gennaio di quest’anno per i primi (in base alla manovra 2010). Dal primo agosto per i secondi (in base alla manovra di luglio). La solidarietà , quantificata in 3,8 miliardi di euro in tre anni, dunque non evapora del tutto e, ironia o beffa, si addensa sulle buste paga dei soliti noti.
Lo diceva anche la manovra di Ferragosto. Estendiamo a tutti il contributo, perché sia più giusto ed equo, e in più lo rendiamo deducibile. Ora, dopo il colpo di spugna, il cerino scotta nelle mani di chi invece attendeva uno storno di quanto già  versato, da mesi, sperando poi di recuperare qualcosa dalla deducibilità . Ed è un cerino che riporta tutti al punto di partenza. I malumori riprendono a correre. Molti dipendenti pubblici avevano presentato, o erano in procinto di farlo, una serie di ricorsi alla Corte Costituzionale. Ricorsi contro una misura giudicata irrazionale e discriminatoria che ora ripartiranno. Il prelievo, dunque, rimane, identico per dipendenti pubblici e pensionati: il 5% da applicare sulla parte che eccede i 90 mila euro e il 10% su quella sopra i 150 mila euro. Senza deduzioni e senza carichi familiari. E senza più nessuno che si stracci le vesti contro la tassa che colpisce gli onesti.
Alla fine, la manovra bis, rinnovata dal vertice di Arcore, sembra abbattersi con decisione sul comparto pubblico. Rimangono in piedi lo slittamento delle tredicesime, se il dicastero non centra gli obiettivi di risparmio, il posticipo di due anni della liquidazione per chi anticipa il pensionamento, i tagli ai ministeri (6 miliardi nel 2012 e 2,5 miliardi nel 2013), l’inefficacia delle promozioni sul calcolo del Tfr se maturate da meno di tre anni, i trasferimenti facili di dirigenti e prefetti. A queste misure si aggiungono gli effetti della manovra 2010 come il blocco di salari, contratti, carriere. Blocco allungato di un anno dalla prima manovra di luglio. A preoccupare, c’è pure la stretta sulle pensioni, decisa ieri: 700 mila docenti, 200 mila medici, e poi prefetti, magistrati, poliziotti, dirigenti pubblici hanno già  pagato per riscattare la laurea.

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