La crisi è finita, andate in pace

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 ROMA.Annunciato per le 19, comincia con quaranta minuti di ritardo il consiglio dei ministri convocato dal Governo per varare la manovra anticrisi. Ma solo intorno alle nove di ieri sera palazzo Chigi tira il fiato: il decreto è stato varato.

Una corsa contro il tempo che ha dovuto fare i conti con i diktat della Bce, le pressioni e i richiami all’ordine del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e soprattutto i malumori scatenati dal «piano Tremonti».
Convocato in tutta fretta, il cdm di ieri dura circa due ore. Un tempo che la dice lunga sullo stato di tenuta della maggioranza e messi da parti i soliti battibecchi Berlusconi-Tremonti (Iva no, Iva sì) a sbraitare è soprattutto il Pdl. A puntare i piedi per primo è Roberto Formigoni che sul tema del federalismo fiscale scavalca persino l’alleato in camicia verde.
«Il federalismo fiscale non c’è più», attacca il governatore della Lombardia che poco ci manca che rivolga a Bossi e Calderoli un’accusa di alto tradimento. «Ma no, ma no – ribatte un sempre più ondivago leader del Carroccio – la raccontano male. Sono tutti cattivi».
Cattivi, cattivissimi tanto che il ministro ai beni culturali Galan, già  governatore del Veneto, a Berlusconi lo dice chiaro e tondo: «Con questi tagli la manovra non la voto». Poi però si placa. Come sarà  andata? Forse una pacca sulla spalla da parte del premier e un paterno ammonimento: «Niente di più grave in questo momento – avrebbe detto a Galan il presidente del Consiglio – che mostrarci divisi»
Ma in casa Pdl i malumori non sono finiti. S’inalberano i siciliani, in testa Micchiché, defraudati da Tremonti del «solare». Una bomba ad orolgeria, la Sicilia, cui però in questo momento il premier non può rendere i soliti e dovuti onori.
E non che la Lega se la passi meglio col nodo pensioni sui cui fa fatica a fare la quadra. Prevarrà  la linea della saggezza, assicura il Senatùr, che promette: «Sulle pensioni vigilo io». Messo sotto torchio dal ministro allo sviluppo economico Paolo Romani, una qualche via d’uscita alla fine il Senatùr deve averlo trovata se è vero che a fine giornata lo stesso Romani dichiara serafico: «Sulla manovra è stata trovata una buona mediazione e la Lega è soddisfatta». Certo, conferma Romani, «C’è stata una discussione molto approfondita ma non ci sono stati di risse o di altro». Vedi mai. E poi, prima del cdm, c’è stato un incontro tra Berlusconi e Bossi: «Un faccia a faccia. E hanno trovato la quadra».
Anche le Regioni escono imbufalite dall’incontro di ieri mattina col Governo dopo l’annuncio di 6 miliardi di tagli agli enti locali. Sconcertante, iniqua e depressiva. Così Regioni, Comuni e Province commentano il nuovo pacchetto di tagli prospettato dal Governo. A guidare la rivolta – oltre a Formigoni – il sindaco di Roma Gianni Alemanno che piomba a sorpresa nel pieno del consiglio dei ministri. Spera ancora nel premier, Alemanno, e a lui si appella così peraltro screditandolo. «Oggi – dichiara – mentre Tremonti prospettava i tagli alle Regioni e agli Enti locali, ho visto il presidente del Consiglio molto perplesso, per cui credo, anzi auspico, che la partita non sia ancora finita».
No, non è finita. Il cuore di Berlusconi «gronda sangue» anche se – pur di fronte a tanto dolore – il Governo si dichiara soddisfatto. «Andiamo nella direzione chiesta dalla Banca Centrale europea» e non dobbiamo dimenticare che proprio «l’acquisto dei nostri titoli da parte della Bce ha frenato gli attacchi speculativi contro l’Italia».
Il premier ringrazia Tremonti – «Hanno lavorato giorno e notte» – e il provvedimento che abbiamo varato è equilibrato». Solo venti miliardi per il 2012 e 25 e mezzo per il 2013. «Il nostro cuore gronda sangue», ripete Berlusconi che insieme ai ministri tira il fiato. «Mai questo governo aveva messo le mani nelle tasche degli italiani. Ma la crisi è mondiale, guardate ha colpito anche gli States».
Per non parlare di me, che come sapete, dirigo almeno tre imprese e che i costi e le lacrime della crisi li conosco tutti.

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10,5 MILIARDI DI tagli a Comuni e Regioni in due anni: i Comuni saranno decurtati di 9,5 miliardi (6 nel 2012 e 3,5 nel 2013). Le Regioni subiranno tagli per 1 miliardo. 8,5 miliardi di tagli ai ministeri, 6 miliardi nel 2012 e 2,5 miliardi nel 2013. Due miliardi frutterà  invece l’innalzamento al 20% dell’aliquota sulle rendite finanziarie, esclusi i titoli di Stato.


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