La proposta shock della Slovacchia “Troppi figli, sterilizzate le rom”
BERLINO – Sterilizzazione gratis e incentivata da sussidi per i poveri, e poco importa se la maggioranza dei poveri appartiene a una delle minoranze più emarginate d’Europa. Non siamo certo alla sterilizzazione forzata che vigeva nel Terzo Reich per i gruppi non ariani e per i disabili, ma con tutte le abissali differenze tra ieri e oggi il ricordo di quel passato è inevitabile. La proposta è emersa nella postmoderna, democratica e ricca Slovacchia, e di fatto, vista la composizione sociale del paese, riguarda soprattutto i rom. Il ministero del Lavoro, uno dei quattro dicasteri che nella coalizione di centrodestra al potere a Bratislava è in mano al partito arci-conservatore “Libertà e solidarietà “, lo suggerisce in una bozza di legge. La polemica è esplosa, governo e società si spaccano, ma la proposta resta conferma tragica della condizione dei rom nel Vecchio continente.
Espulsi in massa dalla Francia di Sarkozy, esposti a pogrom e ronde degli ultrà della Guardia magiara in Ungheria, malvisti in zone ricche dall’Italia alla Repubblica Ceca, i rom sono oggi la minoranza europea più numerosa: almeno otto milioni e mezzo. Vivono qui, ma nel sottoscala della vita, nei sottili o brutali ghetti di fatto del nostro quotidiano. Persino nella solida democrazia tedesca, i rom profughi dalle guerre scatenate da Slobodan Milosevic nell’allora Jugoslavia sono in maggioranza ospiti tollerati, senza pieno status di asilo, e in alcuni Bundeslaendern i loro figli non hanno accesso garantito alla scuola. La coraggiosa tv pubblica tedesca, ricordando come Hitler li sterminò, li descrive come la minoranza peggio trattata in tutta la Ue.
La proposta slovacca, denunciata ieri da Repubblica.it e da Il Piccolo, promette le migliori intenzioni: dare ai poveri, che non possono permettersi troppi figli, la scelta di non averne più. Non pillole o condom, ma sterilizzazione gratis, premiata con sussidi di entità ancora non definita, ma in euro visto che la Slovacchia è membro dell’Unione monetaria. A Bratislava è già polemica: i cristiano-conservatori della giovane premier Iveta Radicova sono in grave imbarazzo, l’accusa di estinzione programmata è nell’aria. “Libertà e solidarietà “, partito decisamente di destra nato su Internet, non menziona i rom come bersaglio. Ma tutti sanno che la stragrande maggioranza dei (pochi) poveri slovacchi sono loro: tra 200 e 400mila su 5,5 milioni di abitanti. «Se si guarda ai criteri del programma possiamo concludere che queste proposte sono indirizzate specie verso i rom», denuncia la sociologa Elena Kriglerova Gallova. «Che importa, sono una razza infetta», si può leggere online sui social network.
Tempi bui in Europa. La Slovacchia non è sola: l’anno scorso fu Nicolas Sarkozy, che vuole salvare l’euro con Angela Merkel, a ordinare alle “Compagnies républicaines de sécurité” e alla Gendarmeria nazionale la cacciata dei rom. Nell’Ungheria nazionalista, ronde nere e “lavoro utile” forzato. Persino in Germania, anche artisti rom di successo come la giovane jazzista Dotschy Reinhardt si sentono «trattati come un corpo estraneo».
Purtroppo, sia la Cecoslovacchia realsocialista sia la Slovacchia del dopo secessione hanno tristi tradizioni. La dittatura tardostaliniana effettuava sterilizzazioni forzate. Il leader del Partito nazionale slovacco Jan Slota chiede da tempo «niente cibo e soldi per chi non vuol lavorare», allusione chiara. Gli estremisti negli anni scorsi si sono spesso scatenati contro i rom. Fino alla strage di sei di loro, compiuta da un folle nell’agosto 2010. E in un villaggio slovacco un Muro divide i ghetti rom dai quartieri dei cosiddetti “cittadini normali”.
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