La siccità  si accanisce sui Turkana

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La carestia è un disastro che si vede arrivare da lontano: quando la siccità  si prolunga, i raccolti falliscono uno dopo l’altro, i pascoli si seccano e le piccole riserve che le famiglie potevano avere da parte finiscono, è allora che le cose si mettono male. E’ questo che è accaduto in gran parte del Corno d’Africa – Somalia, Etiopia e Sud Sudan meridionali, Uganda orientale, Kenya settentrionale. Nelle ultime due settimane, quando l’Onu ha lanciato l’allarme, la macchina degli aiuti internazionali ha cominciato a interessarsi alla Somalia, dove la siccità  si somma al conflitto interno e migliaia di persone sono sfollate nel Kenya settentrionale.
Non altrettanta attenzione hanno ricevuto le altre zone. Nel Kenya settentrionale ad esempio l’Onu stima che almeno 3,5 milioni di persone siano in situazione di «insicurezza alimentare», cioè abbiano bisogno di aiuti. E la zona più colpita è la remota regione dei Turkana, a ovest dell’omonimo lago. I bollettini di Irin news, il servizio d’informazione online dell’Ufficio Onu per gli affari umanitari, parlano di una popolazione ridotta alla fame. I Turkana sono una popolazione di ceppo nilotico, tradizionalmente pastori nomadi; allevano zebù (un bovino diffuso nelle zone più calde del’Africa, capace di adattarsi a terreno aridi), cammelli, capre. All’ultimo censimento del Kenya erano quasi un milione di persone, per il 60% pastori nomadi. Come per i vicini Maasai, altra popolazione nilotica, la base tradizionale dell’alimentazione dei Turkana è il latte e il sangue degli animali, con un po’ di frutti e erbe selvatiche. Salvo pochi gruppi più o meno sedentarizzati in pochi centri «urbani», gran parte della popolazione continua a vivere in un regime di sussistenza fondato sulle mandrie, senza commercio. Ma quando le piogge mancano e i pascoli di seccano, per tutti i Turkana è la fame.
Ora le famiglie più vicine ai centri urbanizzati vendono il bestiame sopravvissuto per comprare cibo sempre più caro, riferiva Irin news ai primi di luglio. Il tasso di malnutrizione supera il 37%, il record degli ultimi vent’anni (e oltre il doppio del 15% che l’Oms considera la soglia dell’emergenza). Oltre metà  della popolazione dipendeva dagli aiuti alimentari del Programma alimentare mondiale (Pam) già  prima della siccità ; ma questo è di poco aiuto per la maggioranza dei Turkana, lontano dai centri urbani.
«Abbiamo perso molte persone in questi ultimi mesi, soprattutto bambini e anziani. Non li contiamo perché è una vergogna per la nostra comunità », dichiara un anziano capo-tribu citato da un successivo dispaccio di Irin, il 29 luglio. Spiega che le siccità  sono state più frequenti negli ultimi anni, e allora «dobbiamo andate più lontano verso ovest a cercare pascoli e acqua». Ma così i pastori turkana si espongono agli attacchi dei Toposa che arrivano per lo stesso motivo dal Sud Sudan e dall’Uganda. E’ un problema transfrontaliero cronico, scontri e furti di bestiame: ma ora è accentuato dalla siccità . Irin ha raccolto testimonianze di una vera e propria battaglia, avvenuta il 12 luglio, con un gruppo Turkana costretto a fuggire abbandonando bestie, asini e masserizie. Spiega che simili scontri sono diventati più sanguinosi da quando le comunità  di pastori sono armate, e che «i programmi di disarmo non serviranno a nulla, finché restano armati i Dodoth in Uganda, i toposa in sudan e i Merille in Etiopia», dice un ufficiale di polizia a Lokichoggio, nella regione Turkana. Ormai 1.300 persone sono fuggite dalle zone più vicine ai confini, per sfuggire agli attacchi. Ma aspettano le prime piogge, spiega un anziano: allora potranno andare al contrattacco, per recuperare le mandrie rubate…


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