La Tobin tax spacca l’Europa i mercati bocciano Merkel-Sarkozy

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PARIGI – Robin Hood non abita più qui. Un’accoglienza prudente tra i paesi partner dell’Ue, molte critiche dal settore finanziario e l’incertezza che continua sui mercati. Il patto franco-tedesco non convince davvero nessuno. Dopo la bocciatura degli eurobond e del rafforzamento del Fondo salva-Stati, le nuove perplessità  vanno in direzione della famosa Tobin tax, la tassa sulle transazioni finanziarie, divenuta a sorpresa la bandiera del piano presentato martedì da Nicolas Sarkozy e Angela Merkel. La possibile approvazione di una misura che dovrebbe scoraggiare la speculazione e portare nuovi introiti nelle casse pubbliche ha subito generato un fuoco di sbarramento nel comparto bancario e finanziario. Contrari anche diversi governi europei, fra i quali quello britannico, molto attento alle esigenze della piazza di Londra. «Qualsiasi tassa deve essere applicata a livello globale altrimenti le transazioni non faranno che spostarsi laddove non saranno tassate» ha detto un portavoce del ministero delle finanze britanniche. La stessa obiezione è stata espressa da Svezia, Olanda e Polonia. L’Irlanda ha chiesto che il prelievo venga esteso almeno ai ventisette paesi membri dell’Ue. La proposta di introdurre la tassa, che per assonanze non solo fonetiche con le gesta dell’eroe della foresta di Sherwood è stata chiamata anche “Robin tax” (da non confondere con quella italiana sull’energia), non piace.
Gli annunci di Sarkozy e Merkel infatti sono stati accolti male dai mercati. Chiusura negativa per le Borse di Francoforte e Londra (-0,77% e -0,49%), mentre sono invece riuscite a risalire nel pomeriggio Parigi (+0,73%), Milano (+1,27%) e Madrid (+0,62%).
L’effetto Tobin Tax ha colpito soprattutto le banche e le società  che gestiscono i circuiti di borsa. In particolare sono sprofondate la London Stock Exchange (-2,81% a Londra), la Deutsche Boerse (-4,97% a Francoforte), Nyse Euronext (-4,73% a Parigi). Nonostante le critiche, Francia e Germania porteranno in Europa la proposta già  all’inizio di settembre, convinti che la tassa possa riequilibrare un sistema ormai datato. La stessa Commissione europea lavora da tempo su una misura simile e presenterà  una valutazione del suo potenziale economico prima del G20 di Cannes.
Il cammino della proposta franco-tedesca appare decisamente in salita. Le economie emergenti Cina, India, Brasile non vogliono sentirne parlare, così come gli Stati Uniti di Obama. Anche l’Italia non è favorevole: il premier Silvio Berlusconi definì la tassa «ridicola». La misura rischia anche di aprire un nuovo braccio di ferro con la Banca centrale europea, che teme effetti distorsivi sul funzionamento dei mercati. Sia l’attuale presidente Jean-Claude Trichet, che il suo successore Mario Draghi, hanno espresso diversi rilievi di natura tecnica su un tale prelievo.
Il nuovo tandem «Merkozy» – come viene soprannominato tra gli operatori di Borsa – dovrà  ancora faticare per riconquistare la fiducia degli investitori. Ieri il mercato dei titoli di Stato è rimasto stabile, ma solo grazie agli acquisti della Bce. In assenza degli eurobond (secondo alcune stime costerebbero alla Germania 47 miliardi di euro l’anno) e di una maggiore dotazione economica del fondo Salva-stati, gran parte degli analisti è convinta che la tensione sui debiti sovrani ricomincerà  molto presto. Ieri è stata mandata a Bruxelles la lettera con le proposte franco-tedesche per una nuova governance dell’Eurozona.
Oltre alla riunione semestrale di un Eurocouncil formato dai capi di Stato e di governo e presieduto da Herman van Rompuy, Francia e Germania chiedono sanzioni e tagli ai fondi strutturali per i paesi che non rispettano obiettivi di bilancio e regole sul deficit. Ma anche su questo sarà  difficile raggiungere un consenso tra i paesi membri. La stessa Commissione europea ha più volte rifiutato l’ipotesi delle sanzioni, vedi alla voce Grecia.


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