«Business as usual», riparte lo shopping

by Sergio Segio | 12 Agosto 2011 7:45

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 LONDRA.Molta gente, nelle giornate clou degli scontri e dei saccheggi, è andata a mangiare nei ristorantini di Dalston: sapeva che erano aperti. E il motivo per cui erano aperti era che i ristoratori e i negozianti turchi della zona avevano chiamato amici e parenti, con mazze da baseball, a fare la guardia delle proprie vetrine. Ha funzionato. Le gang dei ragazzini sono passate per la zona ma, tranne l’assalto a un negozio della catena JD Sports, non hanno osato fare altro.

Le autorità , d’altro canto, incoraggiano l’autodifesa: secondo un articolo del Guardian, la polizia avrebbe distribuito istruzioni ai commercianti londinesi sull’«uso ragionevole della forza» per difendere le proprietà . Le vendite online di strumenti di autodifesa sono lievitate: Amazon.co.uk ha visto crescere a livelli esorbitanti, nelle ultime ore, le vendite di mazze «sportive». Un clima da far west in cui i poveri, ancora una volta, sembrano pronti a massacrarsi a vicenda.
Un fondo speciale di venti milioni di sterline è stato intanto annunciato dalle autorità  londinesi per i danni subiti dalle attività  commerciali. Si attendono dettagli su come sarà  distribuito. Ne potranno beneficiare solo i negozi indipendenti, magari privi di assicurazione, o anche quelli di grandi catene? Catene di abbigliamento sportivo come Foot Locker o JD Sports, tra le più colpite, dovrebbero forse iniziare a considerare i danni da sommosse urbane come fisiologici: sono i negozi dove gli stessi ragazzi delle periferie lavorano o provano a lavorare, comprano oppure rubano. I negozi che definiscono il loro stile, che loro adorano e che poi, a quanto pare, alla fine incendiano. Il ciclo è completo. Il cortocircuito totale.
A un paio di giorni dalla fine delle violenze, i cappucci delle felpe sono su, come sempre. Gli adolescenti camminano sotto il cielo livido di un’estate che quest’anno non è mai arrivata. Il sei per cento dei giovani londinesi sotto i 19 anni, dice una statistica del Centre for Social Justice, appartiene a una gang. Le gang di strada «censite» sono 257. In un altro articolo, assai profetico, comparso sul Guardian a fine luglio, si parlava della chiusura dei youth club nei quartieri del nord di Londra, dovuta ai tagli sociali che hanno ridotto del 75% il budget dei servizi giovanili. In molte aree, i youth club erano l’unica alternativa alla socialità  delle gang. La loro chiusura, combinata con i tagli all’istruzione, avrebbe portato a grossi problemi nelle strade, annunciava un operatore sociale.
Ma nelle strade di Londra, si sa, tutto scorre con cinica velocità . La città  si scrolla di dosso la cenere dei roghi. I turisti belgi e francesi che vengono in giornata a fare shopping a Oxford Street, approfittando del cambio favorevole, sembrano non aver neppure sentito parlare delle rivolte. Business as usual, come si dice qui. Fino magari alle prossime fiammate. Fino ai prossimi roghi altrettanto veloci. Sotto il cielo livido sembra difficile, al momento, trovare il modo di immaginare qualcos’altro: roghi estemporanei, violenti e intermittenti.

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