Le vacanze ai tempi del caro benzina

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Trema Onda verde. Incrociano le dita negli studi di Cciss Viaggiare informati. Le colonne sonore dei nostri week-end in coda («a cura di Aci, Anas, Aiscat, polizia stradale, carabinieri e Autostrade per l’Italia») rischiano di sparire. Causa – fino a un paio di anni fa sembrava impossibile – estinzione delle code sulle strade tricolori.
Fanta-traffico? Mica tanto. Chi sta facendo le valigie per partire oggi e domani farà  i debiti scongiuri. Ma il primo week-end da bollino nero dell’estate 2011 (quello del 29-30 luglio) ha confermato quello che università  e centri-studi, numeri alla mano, raccontano da tempo: l’auto, con la benzina verde a quota 1,637 al litro, non tira più. Il prezzo del pieno di una Fiat Grande Punto è schizzato a 73 euro contro i 52 di febbraio 2009. E il Belpaese, per risparmiare, ha iniziato a viaggiare in treno o in aereo.
L’ultima rilevazione dell’Istituto superiore di ricerca e formazione per i trasporti (Isfort) è la fotografia impietosa della metamorfosi che rischia di mandare in pensione persino una certezza a onde medie come Isoradio: nei primi sei mesi del 2011 gli spostamenti in auto sulle strade della penisola sono diminuiti del 15,6%. «Una crisi vera – conferma Carlo Carminucci, direttore dell’Isfort – precipitata all’inizio di quest’anno».
La quattroruote rimane ancora il mezzo preferito dal 64% degli italiani. La sua quota di mercato però (era il 65,9% nel 2009) è in calo costante, erosa dal boom della Frecciarossa e dei voli low cost. Nel 2010 il 17,9% dei nostri connazionali – un punto secco in più dell’anno precedente – ha scelto il treno per i viaggi di lavoro. Mentre il 17%, contro il 14,5% del 2007, ha lasciato l’auto in garage per imbarcarsi su un aereo.
Questione, dicono gli esperti, di vil denaro. «I dati empirici delle nostre ricerche dimostrano un fatto inoppugnabile – spiega Carminucci –. Il disamore per l’auto viaggia di pari passo con l’aumento del prezzo della benzina, snobbando invece gli alti e bassi del Pil. Più sale il costo del pieno, meno gli italiani viaggiano in macchina». L’evoluzione tecnologica e tariffaria del mondo dei trasporti ha rifilato poi alle quattroruote tricolori un altro uno-due micidiale: il battesimo dell’alta velocità  ha spostato molto traffico dalla strada alla gomma. «La quota del treno sulla Roma-Milano è già  oltre il 50% – calcola Andrea Giuricin, professore esperto di trasporti all’università  Milano-Bicocca –. Passeggeri rubati ad Alitalia ma anche strappati all’asfalto dell’A1». Non solo. Mentre carburante e pedaggi autostradali continuano a crescere, il prezzo dei biglietti degli aerei, grazie alla concorrenza di Ryanair e Easyjet, ha messo la retromarcia.
Le tabelle che pubblichiamo in pagina parlano da sole: un volo Lufthansa da Milano a Napoli per il prossimo 18 agosto, in pieno periodo di vacanze estive, costava sul sito del vettore tedesco mercoledì scorso 38,26 euro tutto compreso. Il biglietto del treno sulla stessa tratta viaggiava da un minimo di 60,5 euro fino ai 100 euro con l’alta velocità . Il viaggio in macchina tra Madonnina e Vesuvio – al netto di stress da code, Rustichella in Autogrill, caffè per il guidatore e Topolino per tenere buoni i bambini – viene 145 euro. Certo, una volta a destinazione si è indipendenti sul fronte dei trasporti. Ma se la matematica non è un’opinione, tre persone in aereo (durata del viaggio poco più di un’ora) spendono meno di una sola in macchina (sette ore se tutto va bene).
La stessa proporzione, nel nostro mini-campione, vale per il Roma-Lamezia, mentre i conti sulla tratta Venezia-Bari – con Alitalia costa 38,8 euro – dicono addirittura che a quattro persone in viaggio tra Laguna e Puglia conviene pagare il volo piuttosto che dividere tra loro alla romana il prezzo del tragitto in auto. Che in quel caso sarebbe di 40,25 euro a testa.
Le Ferrovie, fiutata l’aria, si sono adeguate. E hanno messo in campo una raffica di promozioni che – al di là  della tariffa piena – si sono tradotte in un altro deciso colpo di forbice al costo del trasporto in treno, rendendolo competitivo rispetto alla gomma. «Quest’estate i bambini sotto i 12 anni viaggiano gratis, il sabato ci si muove in due al prezzo di uno mentre l’andata e ritorno in giornata sull’alta velocità  costa 109 euro», spiegano in Trenitalia.
«L’evoluzione della mobilità  tricolore negli ultimi 18 mesi è figlia diretta di questa realtà », racconta Carminucci. Da luglio scorso la benzina non ha fatto altro che salire mettendo assieme un rialzo del 13,5% in dodici mesi. E gli italiani si sono regolati di conseguenza: «Per un po’ hanno ridotto le spese spostando i consumi dall’auto a treno e aereo – continua il direttore dell’Isfort –. Poi da inizio 2011 hanno iniziato un po’ tutti a tirare la cinghia a 360 gradi tagliando gli spostamenti in termini assoluti. Anche se rotaia e volo hanno retto la crisi molto meglio della macchina».
Onda Verde e Isoradio, naturalmente, possono dormire sonni tranquilli. L’indice di gradimento dell’auto è in calo, d’accordo. La percorrenza media annua su ruote degli automobilisti – calcolano all’Icdp – è destinata a calare da 12mila a 11mila chilometri l’anno tra 2010 e 2015. La strada verso l’addio alla quattroruote però è ancora lunga.
Su una cosa tutti gli esperti sono d’accordo. Il trend sarà  pur lento ma è inarrestabile: il 35,1% degli italiani – calcola l’osservatorio della Isfort di giugno 2011 – vuole ridurne l’uso della macchina nel prossimo futuro mentre solo il 5,7% pensa di essere costretto ad aumentarlo. Le percentuali si ribaltano se si parla di mezzi collettivi come ferrovie, voli e autobus (diventati sempre più confortevoli e dotati di servizi come televisori e wi-fi): il 39,3% delle persone è convinta che in futuro li utilizzerà  di più mentre solo il 4,4% prevede di ridimensionare gli spostamenti con questi mezzi di trasporto. «L’avvento delle low cost ha avuto due altri effetti collaterali – spiega Giuricin –. Hanno costretto le compagnie più blasonate a ridurre le loro tariffe. Poi, grazie alle rotte “punto a punto” che uniscono tra loro molte città  d’Italia, garantiscono una ragnatela di collegamenti molto più fitta del passato».
Ai talebani della gomma resta in fondo una consolazione: l’Italia non è una Cayenna isolata nel mondo delle quattroruote. Anzi. Il mal d’auto è un fenomeno globale: il suo utilizzo è cresciuto con tassi a due cifre negli anni del boom nei principali paesi occidentali (+46% negli anni 60, +23% tra il 1981 e il 1990). Poi nel nuovo millennio è arrivata la frenata: +5% nel 2005 mentre ora siamo vicini alla crescita zero e in alcune città  come Stoccolma, Londra (patria della congestion charge anti-traffico) e Vienna il crollo è stato verticale. Lunga vita allora a treno e aereo. Male che vada la radio si adeguerà . E per gli aggiornamenti in tempo reale sul traffico ci sintonizzeremo su Ala e Rotaia Verde.


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