«Gravissima la legge Fiat»

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 In un guazzabuglio di misure pazzesche – come sono spesso le manovre finanziarie italiane – ancora non s’era mai vista una legge escogitata per mettere al riparo dalla magistratura un’azienda. È avvenuto anche questo. Parliamo ovviamente della Fiat e quindi non era possibile evitare di sentire il «capo» dei metalmeccanici – Maurizio Landini, segretario generale della Fiom – direttamente colpiti da questo grazioso cadeau del governo a Marchionne.

Sei rimasto sorpreso da questa novità ?
La Fiat aveva attaccato questo governo chiedendo una legge che le permettesse di uscire illesa dagli accordi illegittimi fatti fin qui. E quindi siamo al paradosso: abbiamo un’azienda condannata per comportamento antisindacale e un governo – e un ministro del lavoro – che fa una legge ad aziendam per cavarla d’impaccio. Erano abituati a fare leggi ad personam per Berlusconi, deve essergli sembrato normale. È un fatto gravissimo che lede l’autonomia contrattuale delle parti. Non ricordo, in tutto il dopoguerra, che un governo abbia mai legiferato per cancellare il contratto nazionale e dare libertà  di licenziare, aggirando l’art. 18.
Si può bloccare l’operazione?
Occorre chiedere il ritiro immediato di tutti i provvedimenti che vanno sotto il titolo «Crescita e sviluppo», che in realtà  cancellano i diritti. Il primo obiettivo di un sindacato deve essere azzerare questa parte. In secondo luogo, questi provvedimenti presentano secondo me anche dei profili di incostituzionalità . La Carta dei diritti europei vieta di legiferare retroattivamente su processi ancora aperti. E c’è una sentenza della Cassazione dello scorso gennaio – non a caso sul «collegato lavoro» di Sacconi – che rimanda a un pronuciamento della Corte Costituzionale. La gravità  del decreto è doppia: primo, non è vero che per uscire dalla crisi sia necessario cancellare i diritti; secondo, in questo modo si azzera anche la libertà  sindacale e l’autonomia delle parti.
Ma Sacconi cita l’accordo del 28 giugno «tra le parti sociali».
La Cgil dovrebbe riflettere sull’uso che il governo ha fatto sia di quell’accordo che del «contributo del 4 agosto» presentato insieme a Confindustria e banche. Quelle iniziative hanno permesso al governo di mettere a punto una manovra tutta contro i lavoratori, i giovani, i pensionati e la libertà  sindacale. In particolare proprio contro la Cgil. Per questo penso ci sia bisogno di mettere in campo una mobilitazione straordinaria, fino allo sciopero generale. Fin dai prossimi giorni va aperta una campagna di discussione e mobilitazione nel paese. È necessario che la discussione parlamentare sia «accompagnata» con mobilitazioni in ogni città , in cui si chieda al Parlamento di rispondere al paese, di cambiare la manovra e ritirare tutti gli odiosi provvedimenti contro il lavoro. Trovo poi particolarmente inaccettabile che il 25 aprile e il 1 maggio si sia costretti ad andare a lavorare. Queste sono feste che danno identità  all’Italia.
Ma è credibile che così si favorisca «lo sviluppo»?
La manovra è sbagliata anche perché non affronta affatto le ragioni della crisi e del debito pubblico. Non si apre nessuna battaglia vera contro l’evasione fiscale. Persino il «contributo di solidarietà » è di fatto a carico del lavoro dipendente di fascia elevata. E sappiamo che il 90% delle entrate dello Stato sono a carico di lavoratori e pensionati; sappiamo che molti imprenditori denunciano al fisco redditi personali inferiori a quelli dei loro dipendenti, ecc. Non a caso non si fa una tassa patrimoniale, non si toccano le rendite finanziarie. Infine, è davvero inaccettabile che non si rispetti il voto della maggioranza degli italiani espresso soltanto due mesi fa. Il governo rilancia privatizzazioni e liberalizzazioni nei servizi pubblici come nelle aziende municipalizzate. Ricette che negli ultimi anni hanno ingigantita la crisi.
Ma senza sviluppo non si esce dalla crisi, dicono.
Certo. Ma un nuovo modello di sviluppo non può che concentrarsi sulla valorizzazione del lavoro e su nuovi prodotti sostenibili. Se parliamo di mobilità  servirebbe un rapporto intelligente tra imprese, lavoro, università , istituzioni, per mettere al centro un’idea di sviluppo sostenibile. Mentre qui il governo fa una legge per rendere legale ciò che non lo è e la beneficiaria – Fiat – chiuderà  entro l’anno Termini Imerese e venderà  la Iribus di Avellino.
Cosa farà  la Fiom?
Abbiamo bisogno di discutere con i lavoratori. Erano previste assemblee sull’accordo del 28 giugno, che dobbiamo capire quale valore abbia a questo punto, visto che viene utilizzato per abolire l’art. 18. Vogliamo presentare una piattaforma rivendicativa dei metalmeccanici per un accordo nazionale senza «deroghe». Ma soprattutto questo provvedimento va ritirato. Il 31 ci incontreremo con tutte le associazioni e i movimenti che dal 16 ottobre in poi hano lottato insieme a noi e dovremo valutare assieme il che fare alla luce di questa manovra gravissima. Non solo per protestare, ma per cancellare quelle norme e affermare l’idea che bisogna anche mandare a casa questo governo.


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