«Le pressioni su di me ci sono state Abbiamo respinto ogni tentativo»

by Sergio Segio | 30 Agosto 2011 6:42

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MILANO — Quella definizione, «il figlioccio di Penati», gli «va stretta» e la rinnega: «Mai avuto padrini politici». Le «pressioni» di Piero Di Caterina e Antonio Rugari, invece, ammette di averle ricevute e rimbalzate: «Sì, abbiamo respinto ogni tentativo». Pierfrancesco Maran, 31 anni, il più giovane assessore della giunta Pisapia, responsabile dei Trasporti, è stato trascinato nella polemica sul «sistema Sesto» da un sms, quello spedito il 13 giugno da Rugari, presidente del Consorzio trasporti pubblici, a Filippo Penati: «Considerato come è andata a Milano — è il testo del messaggio — credo si possa tentare di risolvere la questione di Piero…».
Il riferimento è alla vittoria di Pisapia e al contenzioso milionario tra l’Atm e la società  Caronte di Piero Di Caterina. Lei, Maran, era l’uomo giusto al posto giusto?
«Io ho sempre ragionato in totale autonomia. E non ho affrontato la questione neppure di striscio».
Rugari ha cercato anche lei?
«In Comune sono arrivate centinaia di offerte di collaborazione. Tra queste, quella di Rugari. Anch’io, come altri esponenti dell’amministrazione, sono stato contattato da lui».
E l’ha incontrato?
«Dopo l’elezione ho fatto 346 incontri. Ho ricevuto anche Rugari, abbiamo parlato una mezz’ora nel mio ufficio: s’è proposto per un incarico, ma la sua richiesta è stata rifiutata. Il direttore di settore mi aveva espresso un giudizio negativo su di lui».
Per i sospetti sul personaggio?
«Semplicemente ci sono delle insistenze particolari che suscitano maggiori diffidenze, e quelle insistenze vanno subito stoppate».
Ha conosciuto Di Caterina?
«Ho ricevuto due email in cui di Caterina mi chiedeva un incontro e sollevava dubbi sulla condotta di Atm. Ma non ho risposto. Finita lì».
Ha resistito all’assalto.
«Io credo di aver resistito sempre con forza a ogni tipo di pressione ricevuta nella mia attività  politica e altrettanto farò nei prossimi anni».
Era considerato il delfino di Penati, un raccomandato di successo.
«Il mio risultato elettorale è dovuto alle 3.612 preferenze raccolte capillarmente nei quartieri, zona per zona, e non all’appoggio di Penati. Piuttosto, alla base delle polemiche vedo una questione generazionale».
È troppo giovane per Milano?
«Si chiede sempre un ricambio della classe politica, salvo poi tacciare come inesperti i giovani a cui vengono affidati ruoli di rilievo: è molto più facile accreditarti come “pupillo” di qualcuno che valutare cosa hai fatto. Occuparsi di politica nel nostro Paese è molto difficile se hai trent’anni: c’è sempre qualcuno pronto a dire che sei stato messo lì per non disturbare, perché sei controllabile, se sei donna perché sei attraente».
Il Pdl chiede le sue dimissioni.
«Di fronte a illazioni senza fondamento non vedo il motivo per cui farlo. Ho la piena fiducia del sindaco».
Penati dovrebbe rinunciare alla prescrizione dei reati?
«Credo sia stato giusto convocarlo davanti alla commissione di garanzia del Pd. Il partito deve dire con forza e chiarezza che non accetta situazioni poco trasparenti».
Non ha risposto, Maran: l’accusa di corruzione è pesantissima, Penati deve difendersi in tribunale?
«Se rinunciasse alla prescrizione farebbe un bel gesto. O chiarisce tutta la vicenda oppure la sua esperienza politica deve andare a termine».

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