Londra, Cameron spegne la rivolta “Esercito e stop ai social network”

by Sergio Segio | 12 Agosto 2011 7:27

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LONDRA – Non aveva altra scelta che fare la voce grossa, David Cameron. Stretto fra lo scalpore per i disordini e i saccheggi da una parte e l’incubo della crisi economica dall’altra, il primo ministro britannico ha alzato i toni, ha minacciato conseguenze pesanti per i teppisti che hanno spaventato il Paese, ma non ha cancellato il taglio alle spese per l’ordine pubblico. Davanti alla Camera dei Comuni riunita in sessione straordinaria, Cameron ha annunciato che «la reazione è cominciata». Si è trattato di «violenze ingiustificabili», di «furti, non manifestazioni di protesta o politiche». Rivolto direttamente ai protagonisti della rivolta, il capo del governo di Sua Maestà  ha minacciato: «Vi cercheremo, vi troveremo, vi incrimineremo e vi puniremo. Pagherete per quello che avete fatto».
Cameron si è impegnato a risarcire i privati e le attività  commerciali danneggiati nei giorni della follia (solo alle compagnie di assicurazione i disordini costeranno 200 milioni di sterline, circa 250 milioni di euro). Poi ha fatto balenare misure draconiane: dal permesso alla polizia di rimuovere cappucci o altri capi di vestiario che impediscono l’identificazione, al possibile coinvolgimento delle Forze armate, fino a non ben precisate «misure di coprifuoco» e naturalmente il blocco temporaneo dei social network, utilizzati dai giovani rivoltosi per coordinare le loro azioni e sfuggire alla polizia. Quest’ultima misura, di applicazione molto difficile come nei mesi scorsi hanno sperimentato i regimi di Teheran e dei Paesi arabi, appare solo una mossa propagandistica, visto che già  nei giorni scorsi i responsabili della Blackberry, i cui messaggini istantanei erano indicati come strumento privilegiato dai saccheggiatori, avevano dato disponibilità  al governo per “aprire” i loro server. Al contrario, l’ipotesi di un coprifuoco appare delicatissima: nella patria dell’habeas corpus ogni misura repressiva viene letta come un passo indietro sulla strada del diritto. Tanto più che il coprifuoco per i minorenni in zone “a rischio”, già  varato nel 2003, aveva suscitato polemiche feroci per poi finire bocciato dalla Corte europea per i diritti dell’uomo.
I toni energici erano indispensabili per salvare la credibilità  di Cameron, dato che stampa e opinione pubblica ironizzano pesantemente sul suo scarso entusiasmo a voler tornare in patria dalla vacanza in Toscana. Ma non bastano all’opposizione: Ed Miliband, leader del Labour, ha chiesto di «esaminare la cause profonde» di quanto è accaduto, per cui comunque «non ci sono scuse», e ha ribadito la contrarietà  del partito ai tagli sui fondi alla polizia. La misura annunciata dal governo per il 2015 e contestata anche dall’associazione dei poliziotti, è talmente impopolare che persino il conservatore Times l’ha usata come spunto per una feroce vignetta con Cameron nella parte del falso “samaritano” ripreso nell’atto di depredare un agente. Il premier replica: «Guardiamo alle cause di quello che è successo, non fermiamoci in un’estenuante polemica sulle risorse». Ma la sua popolarità  ha subito uno scossone. E la prova più convincente sono le critiche di Boris Johnson, sindaco di Londra, anch’egli conservatore, ma considerato “molto attento” agli umori popolari.

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