«Presidente Dilma, non firmi!»

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«Alla Presidente Dilma Rousseff: le chiediamo di agire immediatamente per salvare le preziose foreste del Brasile: solo il suo veto può invertire i cambiamenti alla legge che oggi protegge l’Amazzonia . Le chiediamo inoltre di prevenire futuri assassinii di ambientalisti e di lavoratori, attraverso il rafforzamento della sicurezza contro i latifondisti che disboscano illegalmente la foresta e di aumentare la protezione delle persone che rischiano di essere uccise. Il mondo ha bisogno del Brasile come leader internazionale in difesa dell’ambiente, e la sua azione ora proteggerà  il pianeta per le future generazioni.».
E’ il testo della petizione on-line lanciata dall’organizzazione internazionale no-profit e indipendente Avaaz sul loro sito www.avaaz.org/it/save_the_amazon_a/. La petizione sarà  consegnata alla presidente Dilma: nel momento in cui scriviamo ha già  raccolto ben 1.201.799 firme (in continua crescita). Un appello globale lanciato in solidarietà  con tutti gli attivisti indigeni che in questi giorni in tutto il Brasile daranno vita a cortei e manifestazioni, nel tentativo di difendere il «polmone verde» del nostro pianeta.
Nel maggio di quest’anno, ricordiamo, la Camera dei deputati brasiliana ha approvato una legge che continua a scatenare critiche e sollevazioni in tutto il paese (per l’approvazione finale ha bisogno del voto del Senato e la firma del presidente della repubblica Dilma) (vedi terraterra, 23 aprile scorso). Tra i punti più contestati c’è la modifica del Codice Forestale in vigore dal 1965: la riduzione cioè delle Aree di Preservazione Permanente che significherebbe, se la legge sarà  approvata definitivamente, 29 milioni di ettari in meno di foresta nativa (secondo una stima dell’Ipea, Istituto di ricerca economica applicata).
Altra norma al centro delle polemiche – criticata perfino dalla presidente Dilma – è quella che prevede l’amnistia per tutti coloro si sono resi colpevoli del disboscamento illegale prima del 2008. Sarebbe una sorta di via libera autorizzata agli abusi e all’impunità  per quelle lobby latifondiste che hanno sempre messo al primo posto interessi economici e profitti, a discapito lavoratori, ambientalisti ed ecosistema, denunciano sindacalisti, ambientalisti e contadini. E che per raggiungere il loro scopo hanno usato ogni mezzo, visto la lunga scia di sangue che si sono lasciati alle spalle: 1.581 omicidi negli ultimi 25 anni, per tradurla in numeri. Poi ci sono quelli della deforestazione.
Da luglio 2010 a luglio 2011 la grande foresta pluviale del Sud America ha perso 2.654 chilometri quadrati di vegetazione negli stati del Mato Grosso (il centro della coltivazione di soia in Brasile) e Para. Un rapporto dell’Inpe (Istituto Nazionale per la Ricerca Spaziale) rivelava che solo nel mese di luglio erano stati distrutti 225 km quadrati di foresta. Negli ultimi anni, con il governo di Lula, la deforestazione aveva subito un forte calo: dati del 2009-2010 rilevavano che era scesa a 6.451 km quadrati, contro la media annua di 19.508 chilometri quadrati degli anni 1996-2005. Proprio dal maggio scorso, da quando cioè la riforma del Codice Forestale è passata alla Camera, le cose sono peggiorate e il livello di deforestazione è notevolmente aumentato, così come le violenze nei confronti di contadini e ambientalisti che vi si oppongono.


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