«Tagli insostenibili, in questo modo Tremonti ci porta dritti verso il disastro sociale»

by Sergio Segio | 13 Agosto 2011 7:30

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«Fanno un’altra manovra sulle spalle degli Enti locali per altri 6 miliardi nel 2012. E questo nonostante la gente continui a chiedere di tagliare i costi della politica. La sostanza è che si colpiscono servizi sociali che erogano Regioni, Provincie e Comuni e quindi pagheranno i cittadini». Il governatore della Toscana Enrico Rossi ha sotto gli occhi i numeri della terza manovra in un anno che si abbatte come una mannaia sugli enti locali, e quello che vede non gli piace affatto.
Quali saranno le conseguenze?
Saranno insostenibili. Ho provato a fare i conti con la mia Regione: noi abbiamo già  tagliato 360 milioni nel 2011 e avremmo dovuto tagliare altri 40 milioni, stante le precedente manovra, per il 2012. Adesso si aggiungono altri cento milioni circa. Io non so dove tagliare 140 milioni per il 2012. E’ un’operazione impossibile, perché non si potrà  non pagare il personale, non pagare i mutui. Credo che o si aumenteranno le tariffe o si privatizzeranno interi settori.
È quello che vi chiede Tremonti.
Tremonti sta incentivando tutte le privatizzazioni, ma così si va dritti verso il disastro sociale e la svendita dello Stato. Così si rinuncia a una presenza calmieratrice dello Stato in settori strategici. Per discutere della manovra avremmo dovuto sapere chi è che questo governo vuole andare davvero a disturbare, ma non ce lo dicono, forse perché non vogliono disturbare nessuno se non la povera gente e il ceto medio
Lei aveva chiesto una patrimoniale.
Siamo favorevoli alla patrimoniale, siamo favorevoli a una tassa sulle rendite finanziarie più alta. Il tema vero che sta ponendo questa crisi è come operare una grande ridistribuzione della ricchezza, senza la quale mi sembra difficile non solo risanare i conti pubblici, ma anche fare in modo che gli sforzi non siano inutili, perché non c’è ripresa, non c’è sviluppo, non c’è occupazione. Veniamo da qualche decennio in cui si è teorizzato che meno protezione sociale, libertà  per il capitale di muoversi senza vincoli, liberismo e privatizzazioni erano la risposta per avere più sviluppo ed essere competitivi. Mi pare che questa crisi mette a nudo che non è questa la strada, a pagare è lo Stato, a pagare sono i cittadini, la parte più debole e questa volta anche il ceto medio. Penso che questo governo comici a essere anche socialmente perdente, perché non dà  nessuna idea di futuro. Ci sarebbe bisogno di una sinistra che si propone come una grande forza.
Ma se il Pd ha paura perfino a pronunciarla la parola patrimoniale.
Bisogna che si abitui, altrimenti rischiamo di covare anche noi una rivolta sociale senza prospettiva e disperata come quella inglese.
Intanto però spetterà  a voi governatori tirare fuori i soldi ai cittadini.
Questo è il punto. Secondo me dietro a questa manovra c’è il passaggio successivo, per ora non detto, che prevede che siano Comuni, Provincie e Regioni a tassare i cittadini. E allora credo che noi non possiamo che seguire il criterio che sia la parte più ricca della popolazione a contribuire al mantenimento dello stato sociale.
Formigoni propone di accorpare le Regioni più forti.
Sarà  un’idea sua. Mi sembra che anche questa covi l’idea della divisione del Paese. Noi abbiamo bisogno di politiche nazionali, di un federalismo cooperativo. Tutte queste alchimie sono modi per spostare avanti la discussione o peggio ancora per ricreare il mito di un’uscita dalle difficoltà  basata su ambiti territoriali definiti: la grande regione del nord, perché noi siamo forti, ricchi. In realtà  questo condanna il paese e lo stesso nord, è un’illusione su cui ha già  battuto la testa la Lega.
Resta il fatto che voi governatori dovrete sostituirvi a un governo che non c’è, anche nel dover chiedere sacrifici ai cittadini.
C’è un’evidente volontà  di trasferire la crisi fiscale dello stato dal livello centrale alla periferia e non a caso lo stesso Formigoni parla di n federalismo fiscale fallito. Perché il federalismo avrebbe dovuto dare la possibilità  di dare di più, non di meno. Invece è morto prima ancora di nascere. Perché parliamo di una nuova possibilità  di intervento fiscale che sostituisce il trasferimento dello Stato per mantenere il livello minimo dei servizi. Servizi che lo Stato taglia rinunciando anche al principio che siano esigibili su tutto il territorio nazionale.

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