«Una tragedia disumana Non c’è limite al peggio»

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Possibile che neppure questa scena terrificante riesca a smuovere le coscienze e che anche questa volta tutto passi come se fosse inevitabile?
E’ una nota dolente e stridente soprattutto per noi, per la nostra civiltà . Provate a mettervi nei panni di quelle persone, civili che da che mondo e mondo scappano dalla guerra. Ricacciati con la violanza in quella stiva perché in coperta non c’era spazio fisico per altri esseri umani. E’ una cosa disumana. C’è stata moltissima tensione su quella imbarcazione: alcuni migranti sono stati portati in ambulatorio con arti frattuari, altri non volevano lasciare quei corpi. Hanno visto morire i loro familiari. Pensiamo a cosa può voler dire perdere una madre o un figlio in quel modo. Spero davvero che ci sarà  un funerale e che queste persone avranno l’occasione di dare un estremo saluto ai loro cari. La dinamica è ancora tutta da chiarire ed è importante che venga aperta un’inchiesta della magistratura. Ora i testimoni di questa tragedia sono traumatizzati, ci vorrà  tempo per capire cosa è avvenuto.
La disperazione porta altra disperazione, cosa pensi di quello che è avvenuto ieri a Bari?
Bisogna essere chiari. A Bari hanno protestato persone che lamentano ritardi o dinieghi alle loro domande di asilo. Il problema è che dalla Libia arrivano persone provenienti da altri paesi in fuga da altre guerre o violazioni dei diritti umani. Ma anche migranti che in Libia semplicemnte avevano un lavoro. La convenzione di Ginevra prevede che l’asilo debba essere concesso solo a quegli stranieri che temeno di essere perseguitati nei loro paesi di origine. Come ad esempio, eritrei, somali e ivoriani. Tutti hanno il diritto di manifestare ma la violenza non è giustificabile.
E che altro si può fare allora?
C’è bisogno di soluzioni concrete. O si dà  il permesso di soggiornoa a tutti per motivi umanitari (ma questa è una scelta politica che non compete alle commissioni), oppure si incentivano i rimpatri volontari assistiti. Si tratta cioè di dare un incentivo anche economico a persone che una volta rientrate nel loro paese di origine devono rifarsi una vita. Altrimenti si rischia di aumentare notevolmente il numero degli irregolari.
La Politica, appunto. Oggi in Senato si vota il decreto Maroni che allarga il periodo di reclusione nei Cie a 18 mesi. Non tira certo una buona aria.
Quella dei Cie è un’altra questione ancora. Siccome però non mi sembra ci siano i presupposti per cambiare l’aria che tira, vorrei che si pensasse a soluzioni pratiche e percorribili in tempi utili. C’è bisogno di mettere a punto un sistema di accoglienza che oggi è diffuso sul territorio con standard più uniformi a supporto anche di soluzioni più a misura d’uomo in centri più piccoli. E, ripeto, credo che un programma per i rimpatri volontari assistiti sia un risposta praticabile per quei migranti che non hanno bisogno di protezione ma che non possono essere abbandonati a se stessi.


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