Manovra finanziaria: Gratta e perdi, come i poveri ti finanziano lo Stato

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Lo Stato con la tassazione sui giochi guadagna con crescita a due cifre. Un vero e proprio Bingo. L’1,5 miliardi dell’ultima manovra tremontiana andranno a sommarsi a cifre spaventose che lo Stato già  preleva dai cittadini e pari al 4% del PIL. Lo “stato biscazziere” – come lo definisce Famiglia Cristiana – prima, tramite il comitato antiriciclaggio della commissione parlamentare Antimafia, lancia l’allarme affermando che il gioco d’azzardo è un settore dove si allungano i tentacoli della criminalità  organizzata. Poi, per fare ancor più quattrini, lo legalizza completamente.

Ma chi colpisce il giano bifronte? Soprattutto i poveracci che ad ogni bar e nella più profonda solitudine schiacciano un bottone con la speranza che appaiano 3 pere in fila….quando si dice acume. Ma è tutta una cultura ad andare in questa direzione. Un tempo v’erano i geni che si combattevano in Tv a suon di sapere e nozioni ed oggi abbiamo i pacchi che regnano in prima serata.

Il CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità  di Accoglienza) ci informa (in pdf) che un giocatore su cinque (il 21,2%) non si limita ad un solo gioco, ma ne fa almeno tre, uno su dieci ne scegli 4 (9,5%), e c’è persino una piccola percentuale di giocatori (3,8%), che ogni settimana giocano ad almeno 5 giochi diversi. È un pò imbarazzante vedere signore non proprio benestanti fare la spesa al negozio sottocasa: – mi dia un gratta e vinci, due miliardario, ed una “barca di soldi” – come fossero due spaccatine, tre di cotto ed una fetta di Vezzena. È imbarazzante soprattutto per gli amministratori delle nostre casse rurali che conoscono la situazione finanziaria di chi gioca.

Secondo la ricerca nessuno dei giochi preferiti è un gioco “fatto in compagnia”. Almeno nei tavoli verdi clandestini di un tempo si tessevano relazioni anche ai fini di lucro che oggi non servono. Chi sta solo davanti ad una slot machine sta solo davanti ad una slot machine. E la cosa è scientifica ed affatto casuale. Mentre il malcapitato inserisce la moneta nella macchinetta mangiasoldi inizia una relazione simbiotica con la macchinetta e non con il compagno di briscola di un tempo. Detta relazione lo porta ad una parallela consumazione. Di cosa? Spesso alcolici e fumo. Guarda caso, ambedue supertassati ed oggetto della moral suasion. Si perché nel pacchetto di sigarette c’è scritto “il fumo uccide” nel bar sta scritto “se bevi non guidare” ed in tutti i giochi d’azzardo dello Stato sono contrassegnati dalla scritta: “Gioco legale e responsabile”. Insomma chi ti sta rapinando ti fa pure la morale.

Poi man mano che il gioco diventa più compulsivo ed entra nelle vene (eccessi di acetilcolina, noradrenalina, dopamina, serotonina) non ci si accontenta più del bar sottocasa o del tabacchino in piazza ma prende l’auto perché dall’altra parte della città  esiste un locale ove Mario ha fatto fortuna o, meglio, ha vinto in un sol botto la metà  di ciò che ha speso in una vita. Un litro di benzina in andata ed un litro in ritorno con tanto di tasse statuali che ben conosciamo. Altra morale: “usa il mezzo pubblico. Fa bene all’ambiente”.

La media del gioco non compulsivo sono cento euro al mese; una cifra pari alla tredicesima (si, proprio quella che lo Stato stesso sta mettendo in forse per molti dipendenti). In 40 anni lavorativi equivale a 50.000 euro. Più o meno pari al Trattamento di Fine Rapporto (TFR) che verrà , peraltro, posticipato di un paio d’anni. La differenza tra chi gioca in modo compulsivo e chi non gioca è riuscire a risparmiare un gruzzolo affatto indifferente. Se andiamo nel target del gioco compulsivo si tratta di veri e propri patrimoni messi in gioco.

Ma chi gioca? 1.400.000 persone spesso prive di un lavoro fisso: il 23,7 % ha un lavoro saltuario o precario, il 5,3 % sono casalinghe, il 18,4% sono pensionati. Lo zoccolo duro. Coloro che hanno risparmiato una vita e che possono ancor esser spremuti come un limone.

Dall’inizio del nuovo secolo dalla profonda Padania partono pullman a cadenza settimanale (sempre pieni zeppi) che in giornata accompagnano cinquanta anziani per volta ai casinò di Nova Gorica, Slovenia. Trecento chilometri secchi all’andata e altrettanti al ritorno. Partenza alle sei e mezza del mattino e ritorno alle undici. La lunga giornata è scandita da tappe precise: c’è il viaggio in corriera, circa quattro ore, in cui per ammazzare il tempo, guarda caso si gioca a carte; c’è il passaggio della frontiera e la sosta ai primi autogrill oltreconfine per l’acquisto delle sigarette a basso prezzo. Stavolta senza tasse italiane. Stavolta senza il cassiere che alla richiesta di un caffè ti chiede, perché obbligato: “Vuole anche un gratta e vinci da 5 euro?”.

Ma non preoccupatevi; se vi sono giochi per tutti i gusti vi sono altrettanti trasporti per tutte le tasche. Per coloro che non vogliono trascorrere metà  giornata in pullman vi sono aerei pronti a sbarcare 66 persone per volta, come il volo Roma-Portorose, oltre frontiera grazie ad accordi tra i due Stati.

A proposito di frontiere, ministro Giovanardi, da sempre preoccupato per la sorte della famiglia e della salute dei cittadini, non ha nulla da dichiarare?


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