Manovra. Spunta la vendita di caserme e uffici

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Per queste ultime, nel testo del decreto legge, c’è già  un meccanismo che dovrebbe agevolare la privatizzazione: la cessione degli immobili non strumentali è infatti diventata un parametro di «virtuosità » e rispettarlo aiuterà  Regioni ed enti locali ad evitare il taglio dei trasferimenti dal centro. Un criterio che potrebbe essere accentuato. Per lo Stato, la dismissione degli immobili è una cosa un po’ più complessa.
Le indiscrezioni trapelate dalle agenzie parlano della vendita degli uffici pubblici e delle caserme (che per inciso è già  in corso), con il coinvolgimento di Fintecna, che potrebbe acquistare gli immobili anticipando la liquidità  allo Stato. Un meccanismo già  sperimentato in passato con le cartolarizzazioni, ma che non si è dimostrato granché efficace. L’accelerazione delle dismissioni (ieri il deputato pdl Giorgio Jannone ha anche proposto la cessione di parte delle riserve auree della Banca d’Italia) resta comunque sul tavolo. Citata dal capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, in una lettera a Il Giornale, come possibile tema di confronto nella maggioranza. Insieme alla revisione del contributo di solidarietà  sui redditi più alti per tener conto della composizione del nucleo familiare, la possibilità  di un nuovo scudo fiscale, l’eliminazione del blocco della tredicesima per gli statali quando la pubblica amministrazione che li occupa non raggiunge gli obiettivi di bilancio attesi.
Sul contributo di solidarietà  modulato in base al numero dei figli insistono i cattolici e il sottosegretario alla Presidenza, Carlo Giovanardi, ha già  consegnato a Palazzo Chigi un emendamento alla manovra. Il prelievo sarebbe limitato al 5% sopra i 150 mila euro di reddito, nel caso il contribuente abbia tre o più figli, e sarebbe applicato a partire dagli 80 mila euro di reddito (e non più 90 mila) per i contribuenti senza figli. Il «quoziente» ha però sostenuto Pier Ferdinando Casini è però soltanto un palliativo, mentre per il leader udc il contributo è una tassa che «va cancellata».
Altro tema caldo è quello dei tagli agli enti locali. Nel testo originario della manovra non c’erano, come quelli ai ministeri. Ci si è andati a finire, spiega sempre Cicchitto, dopo il no della Lega sulle pensioni e i veti sull’aumento dell’Iva. I sindaci leghisti, però, sono in subbuglio. Alcuni, come il sindaco di Verona, Franco Tosi, preferirebbero addirittura la patrimoniale, per evitarli. Lunedì si capirà  qualcosa di più: la Lega riunisce la sua segreteria a Milano per «individuare e formalizzare le proposte che faremo in Parlamento» dice Roberto Calderoli. Assicurando che «sulle pensioni non c’è nessuna apertura: stanno bene come sono».


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