Panama. Nasce un Canale tutto nuovo cambierà  le rotte degli affari

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COCOLI (PANAMA). Per il momento, il futuro della navigazione è poco più di una buca nel terreno a poca distanza dall’Oceano Pacifico. Ma che buca! Lunga più di un chilometro, larga centinaia di metri e profonda oltre 30, non è che il primo passo nella costruzione di una serie di chiuse che porterà  al raddoppiamento delle merci che ogni anno attraversano il Canale di Panama. Il completamento del progetto da 5,25 miliardi di dollari è previsto per il 2014 e si tratta del primo ampliamento della scorciatoia tra Oceano Atlantico e Oceano Pacifico realizzata un secolo fa.
Oggi, con i suoi due sistemi di chiuse che permettono il passaggio di navi lunghe fino a 294 metri e larghe 32, una misura nota come “Panamax”, il canale ha una capacità  massima di 35 navi al giorno. Per gran parte dell’anno, decine di navi vengono ormeggiate al largo di entrambe le coste ad aspettare un giorno o più di poter entrare nel canale. Il nuovo sistema di chiuse eliminerà  queste attese e consentirà  il passaggio delle navi “New Panamax”: imbarcazioni più lunghe del 25 per cento, più larghe del 50 per cento e con un pescaggio in grado di trasportare un carico due o tre volte maggiore.
Per adesso il cantiere sul Pacifico è un brulichio frenetico di uomini e mezzi al lavoro nella caligine tropicale. Una squadra di circa 50 uomini è alle prese con un fondo roccioso su cui verrà  steso uno strato di cemento. Questa soletta sarà  la base delle immense strutture ancora da costruire: tre chiuse lunghe 300 metri e conche di navigazione. Una serie identica verrà  costruita sul lato atlantico. Una volta che una nave diretta verso l’Atlantico avrà  lasciato le nuove chiuse sul versante del Pacifico, raggiungerà  il Culebra Cut, un canale lungo una decina di chilometri che attraversa lo spartiacque continentale, per poi proseguire attraverso il lago Gatùn fino a raggiungere le nuove chiuse atlantiche nel tragitto di ritorno verso il livello del mare.
Forse non è il più grande progetto infrastrutturale al mondo, «ma è quello che ha il maggior impatto sugli altri Paesi», osserva Jorge L. Quijano, vice presidente della Panama Canal Authority, che dirige il Canale da quando gli Stati Uniti lo hanno consegnato a Panama oltre una decina di anni fa. Alcune delle più grandi navi che attualmente si dirigono in Europa attraversando il più largo canale di Suez, in Egitto, potranno utilizzare la rotta panamense.
Come sulla costruzione del canale originario, un capolavoro d’ingegneria inaugurato nel 1914 dopo dieci anni di lavori attuati dal genio militare degli Stati Uniti, anche sul progetto di ampliamento gravitano dubbi, ma per motivi diversi. Il dubbio maggiore è se in un Paese segnato dalla corruzione, l’Autorità  del Canale sarà  in grado di gestire un tale progetto. Secondo un memorandum reso pubblico da WikiLeaks, il vice presidente panamense, Juan Carlos Varala, avrebbe giudicato il progetto, approvato nel 2006 con un referendum, «un disastro». Ma i dirigenti dell’Authority dicono di aver ricevuto dal governo il massimo sostegno.
(© The New York Times/la Repubblica – Traduzione di Antonella Cesarini)


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