Pd, anche Chiamparino contro lo sciopero

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ROMA – Sergio Chiamparino appoggia la lettera aperta alla Cgil che circola tra i parlamentari democratici. Il documento si intitola «Non ora» e critica la scelta dello sciopero generale. «Bisogna trovare forme unitarie di mobilitazione contro la manovra di governo – dice l’ex sindaco di Torino – la lettera lancia un sasso in uno stagno ormai tale da parecchi anni». Ai primi firmatari, il piemontese Stefano Esposito, il bocconiano Antonio Misiani, l’ex operaio della Thyssen Antonio Boccuzzi, si sono uniti Dario Ginefra, Emanuele Fiano, Sandro Gozi, e un altro economista pd come Francesco Boccia, vicino al vicesegretario Enrico Letta (era suo consulente ai tempi del ministero dell’Industria). «Il tema è non trasformare nessuna legittima e sacrosanta rivendicazione del mondo del lavoro in manifesto politico – dice il coordinatore delle commissioni economiche del Pd alla Camera – la Cgil va rispettata ma non fiancheggiata acriticamente. C’è un pezzo d’Italia, l’Italia dei tassati, che guarda a noi con una certa speranza. Non dobbiamo chiudere ancora una volta l’interlocuzione con mondi più vasti». Boccia ci tiene a dire che il documento non intende dividere, e anzi sostiene la segreteria di partito: «Non vogliamo si disperda il lavoro di Bersani, che ha dimostrato di saper tenere la barra dritta». Ma c’è ovviamente una sinistra Pd che vede le cose in modo diverso. «Hanno letto, questi colleghi, l’articolo 8 del decreto? – chiede polemico Vincenzo Vita, al lavoro sugli emendamenti – Basta quello per giustificare lo sciopero. Io sarò in piazza, con tanti altri». Altrettanto netto Paolo Nerozzi, deputato Pd che proviene proprio dalla Cgil: «Ci sono tutte le ragioni sindacali per scioperare. Non mi sono mai piaciuti i politici che vogliono dire quel che deve fare al sindacato, così come il sindacato non deve dettare la strada alla politica. Ma i disagi non vanno lasciati senza risposta». «Non è che la Cgil debba avere la benedizione del Pd per uno sciopero generale – spiega il senatore Ignazio Marino – ognuno ha la sua missione: il Pd ha il compito di impegnarsi per trasformare questa manovra, che è iniqua, colpisce sempre i soliti ed è disastrosa per il Paese. E’ giusto però che alla manifestazione ci sia una nostra delegazione, perché dobbiamo stare accanto a chi in questo momento sta soffrendo di più per la crisi economica». In serata interviene anche il nuovo sindaco di Torino, Piero Fassino, e si discosta dal suo predecessore: «Il Pd sarà  in piazza con la Cgil nello sciopero del 6 settembre e aderirà  anche a tutte le iniziative indette da altre organizzazioni per cambiare la manovra economica».
Della lettera a Repubblica di Walter Veltroni parla invece – tra i democratici – Arturo Parisi, secondo cui: «Non c’è niente nella riflessione di Veltroni della quale non meriti discutere». Poi però gli chiede risposte e coraggio sul cambio della legge elettorale e sul ritorno al Mattarellum. Il segretario socialista Riccardo Nencini attacca l’ex segretario pd per aver trascurato – nella sua ricostruzione della storia del riformismo italiano – proprio il suo partito: «Omette di ricordare che Giolitti, Ghirelli e tanti altri dirigenti si dimisero o furono cacciati dal Pci per iscriversi al Psi, che da molti anni aveva scelto di stare dalla parte giusta». Per il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero, Veltroni semplicemente non vede la crisi. Non vede il fallimento del neoliberismo che sta trascinando l’Europa in una sorta di Weimar al rallentatore».


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