Popolare Milano, via all’aumento fino a 1,2 miliardi

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MILANO – «Finalmente un consiglio tranquillo». Esordisce così Enzo Chiesa, direttore generale della Popolare Milano, dopo l’approvazione della semestrale e, soprattutto, l’esercizio della delega sull’aumento di capitale fino ad un massimo di 1,2 miliardi. «Il voto è stato all’unanimità  – sottolinea – non c’è stato un solo consigliere che sia intervenuto per chiedere il rinvio dell’operazione».
Dunque, nonostante i nervosismi della vigilia e la crisi dei mercati, alla fine ha prevalso la ragionevolezza; quella che induce a seguire le indicazioni di Bankitalia e a rafforzare il patrimonio, ora fermo al 5,7% di Core tier 1 e proiettato all’8,3% con l’aumento da 1,2 miliardi. Ma non è un mistero che i vertici della banca puntano ad uno “sconto” da parte di Via Nazionale; difficile ipotizzare che si scenda sotto il miliardo, ma forse è improbabile che si giunga a 1,2 miliardi; con 1,1 miliardi il Core tier 1 si attesterebbe all’8,1%, con un miliardo sarebbe circa il 7,9%. La misura dell’aumento non avrà  comunque impatti sulla politica di dividendi (pay out tra il 40 e il 50%).
In ogni caso un aumento monstre rispetto alla capitalizzazione di 631,74 milioni (1,52 euro il prezzo per azione, -3,06% rispetto al giorno prima). Gioca contro la gravissima instabilità  delle Borse, tuttavia Chiesa professa ottimismo: «Con uno sconto di mercato non mi aspetto inoptato»; l’aumento verrà  proposto anche negli Stati Uniti. L’ammontare definitivo non è stato ancora discusso con Bankitalia (lo sarà  più a ridosso del cda decisivo, forse del 13 settembre) e molto dipenderà  dalle condizioni di mercato del momento. Il consorzio, invece, dirà  l’ultima sul prezzo; però, anche su quel fronte non ci sono novità  o marce indietro. «Le banche estere non mi hanno cercato e con Mediobanca (capofila del consorzio che garantisce il collocamento, ndr) ho parlato l’altro giorno: sono molto tranquilli e costruttivi», spiega Chiesa. Bankitalia, invece, a fine luglio ha ricevuto il primo report con il calendario sulla risoluzione delle criticità  sollevate dall’ispezione. L’obiettivo della banca è di risolverne l’80% entro la fine dell’anno. Stessa data entro cui dovrebbe essere concluso l’aumento, la conversione anticipata del bond convertendo e, di conseguenza, la restituzione dei Tremonti bond.
Sul fronte dei conti, invece, la semestrale appena approvata vede un utile netto di 42,7 milioni contro i 70 di un anno fa, che tuttavia comprendevano molte poste straordinarie; l’utile “normalizzato” si è attestato a 49,3 milioni, in crescita del 39,9% rispetto all’anno prima. In miglioramento anche il cost income, sceso di 100 punti base, al 73,2%. Sono aumentare le rettifiche nette su crediti e altre operazioni, che si attestano a 113 milioni di euro (+ 9,9% rispetto al primo semestre 2010) e sono passate da 42 a 70 milioni dal primo al secondo trimestre 2011; in particolare, nel secondo trimestre 2011 ci sono state rettifiche di valore per 25 milioni riconducibili all’esposizione verso due posizioni “corporate” classificate tra i crediti ristrutturati della capogruppo. Nessun problema sotto il profilo della liquidità : «La banca – ha spiegato Chiesa – non ha bisogno di rivolgersi al mercato per almeno 15 mesi, ossia per tutto il 2012».


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