Quei barbari profetizzati da James Ballard

by Sergio Segio | 10 Agosto 2011 6:27

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Forse la letteratura non dà  informazioni dirette sulla società , però i grandi romanzieri del nostro tempo sono quelli più dotati di immaginazione sociologica visionaria. Ballard ci ha mostrato come la psicopatologia possa diventare nelle società  affluenti l’unica (perversa) forma di libertà  degli individui, regressi a uno stadio evolutivo ancestrale. Negli ultimi romanzi — Millennium People e Regno a venire — ambientati nella sterminata periferia londinese, dove l’unica passione è lo sport, si sprigiona all’improvviso una violenza impolitica, appena sepolta sotto la crosta di un benessere precario. E si prefigura un totalitarismo consumistico, privo di qualsiasi ideologia, fondato sugli istinti predatori della classe media (impoverita), unita a frange sottoproletarie.
Ma il punto è che dietro saccheggi e devastazioni non c’è solo disperazione o marginalità . Peter Truman del Guardian ha dichiarato: «Queste sono bande di giovani che vogliono solo spaccare, rubare e divertirsi a modo loro…» (l’uccisione di un giovane pregiudicato in uno scontro con la polizia è solo un pretesto). Colpisce quel riferimento al «divertirsi», benché si tratti di un divertimento coatto, ciecamente distruttivo. Solo Ballard all’alba del terzo millennio ha saputo descrivere il mix di povertà  e noia, di sorda frustrazione e barbarie «gioiosa», che può generarsi negli anonimi suburbs punteggiati dagli ipermercati. Nella ultima intervista Pasolini aveva detto a Furio Colombo: «Io scendo all’inferno e so cose che non disturbano la pace di altri. Ma state attenti. L’inferno sta salendo da voi». Ora, l’«inferno» non intende negoziare, né ha mediazioni politiche da esigere. E forse già  provare ad «analizzarlo», a ricondurlo a vecchie categorie, può essere fuorviante; può persino eludere la necessità  di una riflessione radicale sull’essenza della nostra attuale civiltà , sui messaggi nichilisti che ci invia quotidianamente.

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