“Una conferenza internazionale per la Libia”

by Sergio Segio | 24 Agosto 2011 5:39

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ROMA – La missione della Nato in Libia non si ferma nel bel mezzo della battaglia di Tripoli. L’Alleanza atlantica, i cui bombardieri sono stati determinanti per la fine del regime di Muammar Gheddafi, continuerà  a mettere sotto pressione i lealisti ed è anche pronta a svolgere «se richiesto» un ruolo nella fase post-regime. Anche se – ammette – il grosso del lavoro spetterà  a Onu e al resto della comunità  internazionale. Quel che è certo – dice la portavoce della Nato al termine della riunione degli ambasciatori alleati – è che «non avremo truppe a terra». Una scelta che potrebbe però essere presa da singole capitali occidentali per cercare di garantire una transizione soft e l’integrità  del Paese.
I primi a farsi avanti sono gli inglesi. La notizia arriva da Downing Street, dove il portavoce del premier David Cameron non esclude di mandare a Tripoli i peacekeeper di sua maestà . «È un’opzione improbabile – dice – ma non sappiamo di quali ulteriori forze il Cnt libico avrà  bisogno per la stabilizzazione». Secondo il Daily Mail 200 soldati britannici sarebbero già  in stand-by a Cipro pronti a partire. Londra si starebbe anche preparando a mandare a Tripoli una squadra di esperti per mettere a punto un piano di stabilizzazione: si vuole evitare un secondo Iraq. Per ora iniziative di singole capitali, con il governo italiano che per voce del ministro della Difesa La Russa esclude che la Nato o l’Italia mandino truppe a terra. Un passo avanti sul fronte diplomatico lo fa il ministro degli Esteri Frattini che si accoda alle richieste arrivate lunedì da Londra e Berlino sulla necessità  di processare all’Aja Gheddafi e i suoi figli. Un appello che l’intera Ue, dopo gli apripista di lunedì, ha fatto proprio con l’Alta rappresentante Catherine Ashton. Intanto domani il capo del Cnt, Mahmud Jibril, incontrerà  Berlusconi a Milano.
Obama e Sarkozy si parlano al telefono e concordano che ci dovrà  essere una conferenza internazionale a Parigi «a sostegno della Libia». Intanto venerdì a New York, sotto l’egida Onu, si riunirà  il Cairo Group che comprende Unione africana, Lega Araba e Conferenza islamica. Usa, Ue e Onu lavorano anche alla fine delle sanzioni imposte alla Libia all’inizio delle ostilità : una pioggia di miliardi congelati al governo del Raìs che aiuterebbero il Cnt nella gestione della transizione (si cerca di garantire la trasparenza del loro uso).
Con il Colonnello braccato, Bahrein e Malta riconoscono il Cnt. Israele – per il quale Gheddafi è sempre stato una spina nel fianco – ora «spera in una vittoria dei ribelli». Ma anche l’Iran si schiera al loro fianco, così come Hamas. Non lo fa il venezuelano Chavez. Dal canto suo la Cina, tramite quotidiano di Stato, chiede all’occidente di «sistemare il disordine che ha provocato»: Pechino è al lavoro per tutelare i suoi investimenti a Tripoli.

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