Raid più mirati, «corsi» ai ribelli e defezioni Così in 5 giorni è caduta Tripoli

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L’aiuto esterno
I bombardamenti Nato — con 19.877 sortite, non tutte di attacco — hanno neutralizzato gran parte del potenziale bellico lealista. Gheddafi non ha più potuto usare i tank e i blindati, le sue linee sono rimaste esposte, i suoi depositi sono stati distrutti. Eppure avrebbe potuto andare avanti ancora. All’inizio dell’estate il quadro è cambiato. Soprattutto all’Ovest, sulle montagne abitate dai berberi. Tra Nato e opposizione è cresciuto il coordinamento. Le azioni degli insorti sono state precedute da incursioni più tempestive e gli assalti sono partiti soltanto dopo l’ammorbidimento dei bersagli. Per evitare il fuoco amico i ribelli hanno messo «teli» arancioni o dipinto grandi N sui carri catturati. Importante il ruolo dei velivoli senza pilota americani. Ricognitori aggressivi capaci di colpire non visti. I governativi non sono apparsi più in grado di lanciare controffensive. L’unica risposta è stata un lancio indiscriminato di razzi. Non meno decisivo il supporto terrestre. Al fianco delle colonne ribelli hanno operato unità  speciali francesi, inglesi e italiane. Hanno distrutto centri comando, eliminato quadri, creato un senso di insicurezza. Inoltre, consiglieri statunitensi sono stati segnalati più volte nelle zone degli scontri. Avevano il compito di guidare da terra i caccia. All’intervento occidentale ha fatto da sponda quello di diversi Paesi arabi. Il Qatar ha inviato armi e propri istruttori ed ha organizzato un miniponte aereo che ha rifornito i guerriglieri: un tratto di strada tra Nalut e Zintan è stato trasformato in pista per i cargo carichi di armi. Gli Emirati hanno garantito fondi e materiale. Tunisia ed Egitto sono diventate retrovie fondamentali. Incidenza: 70 per cento.
I rivoluzionari
Era il 20 luglio e non un anno fa. L’inviato del New York Times — un ex marine — al seguito dei berberi raccontava di come i rivoluzionari fossero mal messi. Pochi fucili, munizioni scarse, totale disorganizzazione, incapacità  di tenere le posizioni, indisciplina. Pochi giorni prima dall’Istituto di studi strategici di Londra riconoscevano alcuni successi degli insorti ma li definivano non sufficienti per sconfiggere Gheddafi. Peggio ancora la situazione delle unità  di Bengasi bloccate davanti all’ostacolo Brega. Un mese dopo i combattenti sono entrati a Tripoli: un’armata Brancaleone diventata irresistibile. È chiaro che i ribelli non sono cambiati nell’arco di trenta giorni. In gran parte sono gli stessi, con l’eccezione di alcuni nuclei veterani della battaglia di Misurata — dove si è visto il primo salto di qualità  in maggio — e altri preparati dagli addestratori alleati. Rispetto al passato hanno forse fatto meno errori, hanno rispettato i consigli di chi li aiutava. Ad Ovest, poi, il terreno si è tramutato in un buon amico degli insorti. Le montagne sono diventate una protezione naturale, quindi un punto di partenza per infiltrarsi a valle verso gli snodi strategici ancora in mano ai filo-Gheddafi. In Cirenaica c’era e c’è un solo asse stradale — quello costiero — e questo ha favorito il sistema messo in piedi dal regime. Poche salve di razzi erano sufficienti a tenere a bada gli insorti. Stessa tecnica ripetuta a Occidente contro i berberi, ma resa inutile dall’intervento — accurato — della Nato. Ai volontari — giovani e anziani — vanno riconosciute determinazione e sacrificio. Alla fine sono stati loro i veri «scarponi sul terreno». Incidenza: 20 per cento.
I pretoriani
Gheddafi ha tenuto fintanto che le sue poche unità  hanno risposto agli ordini. Poi, con una rapidità  che non può essere legata solo all’offensiva nemica, l’apparato si è dissolto. Diverse informazioni dal campo sostengono che numerosi ufficiali non hanno partecipato «con ardore» alla difesa. Intercettazioni radio hanno rivelato mancanza di strategia, problemi nei rifornimenti, contrasti. Alcuni generali si sono limitati ad aspettare, altri si sono arresi. E negli ultimi giorni si sono addirittura fatti da parte. Il comandante delle forze speciali a Tripoli invece che fermare la progressione dei ribelli ha voltato le spalle alla Guida. A quel punto i fedelissimi del colonnello si sono trincerati attorno al bunker. Incidenza: 10 per cento.


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