Seat, senza accordo sul debito rischio default

by Sergio Segio | 31 Agosto 2011 7:00

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MILANO – Continuità  aziendale a tempo determinato. Con scadenza fissata al 31 marzo 2012: dopo la liquidità  di Seat Pagine Gialle, la prima società  italiana di directories, potrebbe non essere più sufficiente a garantire gli impegni finanziari del gruppo. Di più. Il cda di Seat ammette che la continuità  aziendale è «il frutto di un giudizio soggettivo, che ha comparato il grado di probabilità  di un loro avveramento rispetto all’opposta situazione». Aggiungendo che il giudizio dei manager «è suscettibile di essere contraddetto dall’evoluzione dei fatti». Come a dire che il gruppo potrebbe alzare bandiera bianca in qualunque momento. E lo stesso amministratore delegato, Alberto Cappellini, ad un analista ha ammesso: «Per principio dobbiamo analizzare tutte le alternative e la Marzano è una delle possibilità ». Insomma tra le varie ipotesi allo studio c’è anche il ricorso all’amministrazione controllata per garantire una continuità  industriale, scissa da quella finanziaria.
Di certo il manager sta cercando di mettere fretta agli azionisti e agli obbligazionisti per arrivare a una soluzione condivisa entro settembre. Il prossimo 6 ottobre, infatti, è convocata un’assemblea straordinaria per prendere atto che le perdite cumulate tra il 2010 e il primo semestre dell’anno sono superiori a un terzo il capitale sociale: 749 milioni il rosso (32,1 a fine giugno), 205,6 milioni il patrimonio netto.
La situazione è delicata: nel primo semestre gli oneri finanziari sono cresciuti a 139 milioni (127 lo scorso anno) a fronte di flussi di cassa in calo del 5,6% a 188 milioni. A ottobre, poi, vanno in scadenza interessi per altri 50 milioni. Ma l’ostacolo vero, a patto di superare la prossima primavera, resta il Lighthouse Bond, l’obbligazione da 1,3 miliardi emessa nel 2004 per pagare la maxi cedola agli azionisti Cvc, Investitori Associati e Permira. Un’operazione che ha portato il debito complessivo di Seat a 2,6 miliardi a fronte di un’ebitda di 416,5 milioni nel 2010 (150,2 milioni nel primo semestre). Da gennaio, poi, l’azienda ha cambiato i criteri di contabilizzazione dei ricavi rideterminando tutto il proprio bilancio.
Prima dell’estate la società  aveva avviato le trattative con gli obbligazionisti per la conversione del Lighthouse in azioni. Una mossa che metterebbe l’azienda nelle mani dei bondholder garantendone la continuità , ma sulla quale gli azionisti ancora nicchiano. Investitori Associati e Permira sarebbero disposti a farsi da parte considerando ormai l’investimento come chiuso e puntando a minimizzare le perdite. Cvc, invece, non esclude l’ipotesi di partecipare ad un aumento di capitale riservato, oppure di rilevare una quota del Lighthouse. Di certo intorno a Seat Pagine Gialle si sta giocando una partita delicata: il titolo è sceso fino a 4 centesimi, la continuità  aziendale è “a tempo”, ma l’ad annuncia un piano strategico al 2015 con un’ebitda atteso superiore ai 400 milioni e ricavi internet pari all’80% del totale. Da un lato Cappellini sta quindi cercando di spiegare nel dettaglio la società  agli obbligazionisti (futuri azionisti se la conversione andasse in porto), dall’altro vuole dimostrare al mercato che Seat, pur oberata di debiti, è un’azienda industrialmente sana: con 433 milioni di ricavi nel primo semestre, il margine operativo lordo è pari al 40,4% a 175 milioni. Il risultato operativo arriva al 21,4% a 92,9 milioni che si trasformano in perdite dopo gli oneri finanziari.

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