Sempre più mamme e papà  scelgono il “gap year”

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PARIGI. Settembre, la scuola ricomincia. Ma questa volta si parte con la cartina del mondo nello zaino. Piccoli esploratori al seguito di genitori avventurosi, che per qualche mese spezzano i ritmi frenetici della città  e si concedono un Grand Tour. Sono i bambini dei “family gappers”, le famiglie che fanno il “gap year”, l’anno sabbatico una volta riservato agli studenti e oggi invece sempre più praticato da professionisti in crisi o semplicemente curiosi di sperimentare un altro tipo di vita. «L’abbiamo fatto per insegnare ai nostri figli la diversità  culturale e per non ingabbiarli subito dentro un’asfissiante routine», racconta Perrine Gourgeot, infermiera trentenne che è partita con il marito ingegnere Cyril. Insieme a loro Amélie e Alix, 4 e 3 anni. Nove mesi in movimento, da Pechino a Sydney, dall’Isola di Pasqua a Buenos Aires.
«È una forma di globalizzazione dell’educazione» racconta i sociologo Jean Viard a Le Figaro. «Un fenomeno ancora marginale – ammette – ma che mostra la voglia di innovare un sentiero di vita già  tracciato». I pionieri vengono dalla Gran Bretagna, dove le agenzie per i “gap year” ormai propongono assistenza per questi sognatori con passeggini e biberon. Ma grazie al passaparola di Internet altre famiglie europee cercano una ricreazione dallo stress ordinario, come si vede anche in Italia in blog come Mollo tutto e vado, Voglio vivere così, e nelle decine di manuali che vengono pubblicati.
Un esperimento non privo di rischi. «La preparazione del viaggio è durata mesi» ricordano Perrine e Cyril che attraverso il loro blog, Enfants autour du mond, bambini intorno al mondo, sono diventati un punto di riferimento per altri aspiranti “family gappers”. Oltre agli aspetti burocratici legati al congedo lavorativo, bisogna capire dove si dormirà , quali mezzi di trasporto scegliere, preparare kit di pronto soccorso. Ci sono poi gli aspetti psicologici. Per qualche mese, i bambini perdono ogni riferimento fisso. Amichetti, nonni, maestre: devono imparare a essere più autonomi e a contare solo sui genitori. «Ma l’importante – dice Perrine – è coinvolgerli il più possibile, spiegare in anticipo ogni tappa».
Partire da adulti e con dei bambini non è semplice come quando si ha vent’anni. Il costo, anche, è diverso. La famiglia Gourgeot, per esempio, ha speso 30mila euro, di cui un terzo finanziato da sponsor e sostenitori del blog. Per il viaggio esistono numerosi sconti. Fino a due anni i bambini possono volare gratis o quasi (si pagano solo le tasse aeroportuali). Oltre al fattore economico, avere bambini piccoli è anche più comodo per gli obblighi scolastici. Alcune famiglie adottano le lezione a distanza su Internet, altre viaggiano con i compiti da fare ogni giorno. Fino ai tre anni di età , inoltre, esistono i congedi parentali che sono in parte remunerati. L’importante è avere il coraggio. «Molte persone che ci scrivono sono spaventate da aspetti banali, legati dal cambio di abitudini, persino dai cibi troppo esotici» spiega la famiglia Gourgeot. Spesso sono i bambini ad essere i più avventurosi. E quando si torna, si porta in valigia un serbatoio di ricordi ed emozioni che dureranno tutta la vita. «A casa ci incrociamo solo a cena e nei weekend. Con questo viaggio – concludono Perrine e Cyril – ci siamo finalmente ritrovati». Una parentesi incantata, anche se poi bisogna tornare nei ranghi.


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