Tensione tra il governo e la Fiat Sacconi: basta chiacchiere, si investa

by Sergio Segio | 25 Agosto 2011 5:36

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RIMINI – La Fiat intende costruire auto in Italia, ma l’Italia vuole costruire automobili? La domanda è di John Elkann che dal palco del meeting di Rimini accende la miccia di una polemica destinata a provocare la dura reazione del governo. Elkann spiega che «la Fiat fa automobili: ne fa quattro milioni all’anno insieme a Chrysler. Il problema è se l’Italia vuole fare automobili e se vuole farle come intende farle la Fiat». Il presidente del Lingotto si spinge a un paragone con il Brasile: «In Brasile ho vissuto da bambino. Era un paese in difficoltà . Ora ha fatto una scelta chiara perché ha deciso su quali attività  puntare».
Il pubblico di Rimini applaude tutti i passaggi del giovane numero uno della Fiat. In prima fila Sergio Marchionne annuisce. Poi, al termine della lezione di John, commenta: «Per capire se l’Italia vuole davvero fare le automobili dobbiamo essere sicuri di governare gli stabilimenti in cui le realizziamo». L’ad conferma che «a Pomigliano l’investimento è partito e si farà », mentre «a Mirafiori e Grugliasco è congelato. Vogliamo capire prima le motivazioni della sentenza di luglio e i termini del decreto del governo». Marchionne si riferisce alla sentenza che ha giudicato legale l’accordo separato di Pomigliano ma ha imposto alla Fiat di non escludere la Fiom dalle rappresentanze di fabbrica. E al decreto sulla manovra che rende validi per legge gli accordi separati fatti dalla Fiat. Le motivazioni della sentenza di Torino usciranno nei prossimi giorni e così come l’esito della discussione sul testo della manovra. Poco tempo dunque e i dubbi di Elkann e Marchionne dovrebbero sciogliersi.
Ma le dichiarazioni dei vertici Fiat non sono piaciute né ai sindacati né allo stesso ministro del Lavoro che pure si era speso per inserire la discussa norma sui contratti di Pomigliano. Con un linguaggio decisamente inconsueto, Sacconi ha emesso un duro comunicato per dire che «le chiacchiere stanno a zero» perché «la Fiat ha avuto dall’Italia tutte le certezze che chiedeva per avviare gli investimenti». Un attacco di segno diametralmente opposto arriva dalla Cgil. Per Susanna Camusso la parte del decreto che rende validi gli accordi di Pomigliano «è incostituzionale perché retroattiva». Dalla Fiom attacca Giorgio Airaudo: «Elkann e Marchionne investano e non usino i lavoratori come scudi umani per coprirsi la ritirata dall’Italia». Commenti irritati anche dalla Cisl e dalla Uil: «All’invito di Elkann abbiamo già  risposto da tempo. Penso che sia una esortazione che potrebbe rivolgere a se stesso».
Nella giornata dei rapporti difficili con politici e sindacati torna ad essere buono il feeling del Lingotto con la Borsa. Dopo i tonfi dei giorni scorsi il titolo torna a volare e sale in una seduta del 6,6 per cento. Merito delle rassicurazioni di Marchionne: «Per ora confermiamo i target del 2011, almeno fino a quando non avremo i dati del terzo trimestre». L’ad non è comunque ottimista sul futuro del mercato auto: «L’Italia scenderà  quest’anno a 1,7 milioni, il livello più basso dal 1996. E il mercato europeo non andrà  bene nemmeno nel 2012. Per questo non capisco le polemiche quando siamo l’unica grande azienda a investire 20 miliardi e a creare lavoro e distribuire ricchezza». Un’ultima battuta sull’ipotesi di trasferire in Olanda la sede legale del gruppo che nascerà  dalla fusione con Chrysler: «Non è un’idea Fiat, forse è frutto del caldo estivo». Dunque non si farà ? «Non ho detto questo. Ho detto che non è un’idea nostra».

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