Trichet incalza Roma: ora le riforme
BRUXELLES — Jean-Claude Trichet, presidente della Banca centrale europea, chiede — o intima, facendo nomi e cognomi — all’Italia, alla Spagna e agli altri governi dell’Eurozona di «fare il proprio lavoro, all’altezza delle loro responsabilità », per la riduzione dei deficit. E di farlo presto, il più presto possibile. L’uomo che sta per essere sostituito da Mario Draghi non ha scelto un giorno a caso, ieri, per parlare ai microfoni della radio francese Europe 1: il 9 agosto 2007, la banca Bnp-Paribas sospendeva tre dei suoi fondi, fortemente esposti sul mercato americano dei mutui subprime; era giusto 4 anni fa, l’inizio ufficiale della crisi. «Quella più grave — dice ora Trichet — dai tempi della Seconda guerra mondiale. E se i leader non avessero preso delle decisioni molto importanti, avrebbe potuto essere la crisi più grave dai tempi della Prima guerra mondiale». Traduzione: più grave ancora della catastrofe del 1929, del crollo di Wall Street.
Questa sensazione di un’ombra storica incombente è condivisa anche dalla Germania, che chiede stress-test di competitività per i Paesi dell’euro, e soprattutto la costituzione di un «Consiglio per la stabilità dell’Eurozona» che abbia il potere di affibbiare «sanzioni» a chi non tiene i bilanci in regola, e che «in casi estremi» possa utilizzare in questo o quel Paese i fondi strutturali europei, senza consultare i governi interessati.
L’appello di Trichet è invece ancora più specifico, perché i suoi destinatari sono segnati a dito: «Ci attendiamo che i governi facciano ciò che consideriamo essere il loro lavoro, all’altezza delle loro responsabilità . Abbiamo chiesto in modo estremamente chiaro negli ultimi giorni al governo italiano di prendere un certo numero di decisioni, che sono state prese, e di accelerare in particolare il ritorno a una situazione di bilancio normale. Abbiamo chiesto la stessa cosa al governo spagnolo. Abbiamo chiesto all’insieme dei governi europei, i 17, di accelerare le decisioni prese il 21 luglio» (al vertice dei capi di Stato e di governo dell’Eurozona, ndr).
E ora, appunto, sarebbe giunto il momento dei fatti: il presidente della Bce precisa che i governi devono «mettere in opera il più presto possibile tutte le decisioni», a cominciare dalla «riduzione dei deficit degli Stati». Ma anche dalla «creazione effettiva, per il Fondo di stabilizzazione finanziaria, della possibilità di intervenire sui mercati secondari delle obbligazioni» (dove si scambiano i titoli già emessi, ndr). È il Fondo salva Stati, la cui dotazione di 440 miliardi è stata giudicata insufficiente da tempo, anche se la Germania si oppone a ritoccarla: «Noi abbiamo domandato ai governi — dice ancora Trichet — di confermarci che esiste in effetti un Fondo che possa intervenire esso stesso sui mercati secondari, nel modo più rapido possibile». Il seguito sembra sottinteso: una risposta sicura deve ancora arrivare. Quanto all’intervento difensivo della Bce sui mercati, per l’acquisto di titoli italiani e spagnoli, Trichet lo ribadisce ma si trincera nel riserbo della sua funzione: né «quel che acquistiamo», né «quanto acquistiamo», né «per quanto tempo», è materia per interviste alla radio. Ma ci sono pochi dubbi sul fatto che i Paesi interessati siano gli stessi ai quali Trichet intima di «fare il proprio lavoro, all’altezza delle loro responsabilità ».
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