Usa, la fragilità  del colosso

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Un’interessante quadro dell situazione lo fornisce il sito di inchiesta americano Truth Out, che individua quattro aree critiche nelle quali Washington letteralmente butta via quattrini: la difesa, il sistema sanitario, l’energia e i trasporti.

Difesa. Gli Stati Uniti spendono in armamenti quanto il totale dei primi venti Paesi del mondo (700 miliardi di dollari nel 2010, secondo il Sipri). L’autore dello studio si chiede se tali spese siano giustificate per garantire la sicurezza nazionale e la stabilità  economica e globale. La risposta è no.

Le gerarchie militari americane concordano nel ritenere i sistemi d’arma acquistati dal Pentagono obsoleti o inutili per le attuali necessità  della difesa. In particolare, un analista militare il cui nome non è menzionato, sostiene che, nonostante i maggiori rischi provengano da insurrezioni locali e non da Stati-nazione (come in Iraq, Afghanistan, Pakistan), gli Usa hanno 760 basi militari nel mondo, 11 unità  da guerra supportate da portaerei e altro harware senescente, “come se dovessero affrontare la Marina imperiale giapponese”, spiega la fonte.

In realtà , gran parte del budget non è destinato alla difesa, ma a sostenere il giro di occupazione e di affari da cui dipendone tutta una classe politica che sfrutta la necessità  di spese militari in funzione di propaganda elettorale. Combinando questo aspetto con le pressioni interne delle lobby della difesa, la conclusione è che l’economia Usa è agganciata come un tossicodipendente allo stimolo fiscale derivante dagli investimenti militari.

Eppure, dicono a TruthOut, è uno stimolo inefficace, perchè il milione e più di soldati Usa all’estero spendono i loro stipendi in altri Paesi, annullando l’effetto moltiplicatore’: l’economia gira se il dollaro è speso in infrastrutture fisiche – la manutenzione di ponti, autostrade, porti, per esempio – che non in armi e soldati. A dispetto di tutti i miliardi di dollari spesi, gli Stati Uniti non hanno più il primato militare, e la loro sicurezza è minacciata in ognuno dei ‘distaccamenti’ militari all’estero.

Sistema sanitario. Gli Stati Uniti spendono il doppio, pro-capite, di qualsiasi Paese industrializzato, quasi il 17 percento del Pil. Ma il sistema è peggiore che in tutti questi Paesi. Dai 45 ai 50 milioni di americani non hanno assistenza sanitaria. Non è obbligatorio per l’azienda pagare la malattia al lavoratore. La competitività  si riduce e così i profitti, mentre gli impiegati spendono dalle due alle tre volte di più di un loro collega europeo per i contributi. La sanità  americana è costosissima perché legata ai profitti. Stipendi e bonus di amministratori delle compagnie sanitarie sono una delle voci che obbligano la sanità  statunitense a restare privata.

Uso dell’energia e trasporti. L’americano medio consuma due volte l’elettricità  di un europeo. Un’automobile statunitense consuma tra il 40 e il 50 percento in più di una vettura media europea. Come per la sanità , le compagnie americane spendono molto di più in energia e trasporti di quelle d’oltreoceano. La domanda di TruthOut è: il deficit Usa è causato dagli investimenti o dagli sprechi?

Nessun’altra nazione al mondo ha un budget militare così ipertrofico, sprechi così elevati nella sanità  e un’abulia cronica nell’energia e nei trasporti. Di fronte a questi problemi, così radicati e interconnessi tra loro, difficilmente un rimedio potrà  essere quello prospettato dai membri del Congresso con il loro sterile dibattito sull’innalzamento del tetto del debito.


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